Cagliari capitale della cultura nel 2019: il Betile al posto dell’arena Sant’Elia ?

    di Giovanni Dore

    Chi è stato a Bilbao o Marsiglia sa che una visita al Guggenheim ed al MUCE (Museo delle civiltà dell’Europa e del Mediterraneo) costituisce un’ esperienza unica che ti fa innamorare a “prima vista” dell’arte e della città stessa.

    Basta un click su internet per capire quanto questi due fenomeni culturali abbiano reso celebri le due città nel mondo come mete turistiche che non conoscono crisi.

    Oggi, dopo il ritorno alla luce dei Giganti di Mont’e Prama ed il risveglio culturale cittadino in vista della competizione della capitale europea della cultura del 2019, mi sono sentito di “rispolverare” un’idea del recente passato tanto suggestiva, quanto controversa: la costruzione del museo dell’arte nuragica e contemporanea, meglio noto come “Betile”.

    E di ripercorrere l’iter burocratico – di tipica matrice “sardo-italiota” – che ha portato a (NON) realizzare il Betile con le “imbarazzanti” motivazioni all’epoca addotte da chi, peraltro, parlava (a sproposito) di capitale del mediterraneo.

    A mio parere nulla è precluso, sempreché ci sia la volontà politica anche per recuperare (magari sulla base delle nuove linee comunitarie) i fondi  nesessari alla realizzazione dell’intervento museale.

    Nell’interrogazione (sottoscritta, come gruppo Sardegna Pulita, anche da Ferdinando Secchi), si rileva che “visto che alcune parti dell’accordo di programma nel quale era inserito il Betile, sono state recuperate dall’attuale amministrazione” (Campus in v.le La playa, porticciolo e passeggiata di S.Elia), mentre “nulla è mai stato deliberato in ordine al Betile, nella cui area è stata invece realizzata la “controversa” arena concerti impropriamente chiamata Grandi Eventi”, perchè non ripensarci ?

    Cordiali saluti.

    >>> ecco il testo dell’interrogazione (leggi)

    15 aprile 2014

    ecco il video dell’interrogazione e della risposta del sindaco

    (5932)

      8 thoughts on “Cagliari capitale della cultura nel 2019: il Betile al posto dell’arena Sant’Elia ?

      1. giovedì, 27 marzo 2014
        Cagliari, idea Betile. “Al posto dell’arena Sant’Elia”

        Cagliari, idea Betile. “Al posto dell’arena Sant’Elia”
        Il Betile al posto dell’arena Sant’Elia. Dopo il ritorno alla luce dei Giganti di Mont’e Prama, nel centrosinistra cagliaritano rispunta l’idea del museo in riva al mare mai realizzato. Da Sardegna Pulita interrogazione alla Giunta: “Il progetto nella candidatura di Capitale europea della Cultura”.

        CAGLIARI – I ‘Giganti’ di Mont’e Prama nel più importante museo d’arte nuragica del Mediterraneo: il Betile. A quasi sei anni di distanza dal naufragio del progetto di Zaha Hadid e a pochi giorni dal ritorno delle statue a Cagliari e Cabras, si riaffaccia un’idea che in tanti definirebbero irrealizzabile. Forse.

        A rispolverare la proposta è il gruppo ‘Sardegna Pulita’ in Consiglio comunale: Giovanni Dore e Ferdinando Secchi in un’interrogazione al sindaco Zedda chiedono se nella candidatura di Cagliari Capitale europea della Cultura 2019 possa essere inserito il progetto del Betile. Di più, chiedono anche se “all’interno o all’esterno” di quest’ultimo possa essere individuato “uno spazio come arena concerti, molto più suggestiva di quella attuale”. In che modo? “Si tratta di capire – spiega Dore a SardegnaOggi – se si riesce a recuperare le risorse anche per il Betile e, soprattutto, se c’è la volontà politica per farlo”.

        Insomma la strada è tutt’altro che spianata ma, secondo Dore, a livello amministrativo qualche possibilità ci sarebbe. Per gradi: il Betile venne inserito all’interno di un progetto condiviso da Regione e Comune, quando in viale Trento sedeva Renato Soru e a Palazzo Bacaredda svolgeva il suo secondo mandato Emilio Floris. L’otto agosto 2006 le loro firme su un protocollo d’intesa sancivano il futuro di Sant’Elia e non solo: in primis la riqualificazione del quartiere e un campus universitario nell’area ex Sem in viale La Playa ai quali vennero aggiunti (anche si tratta di interventi a sè) il nuovo lungomare dallo stadio fino al Lazzaretto e il porto per i pescatori. Il passo avanti arriva il 28 marzo di due anni dopo con l’accordo di programma quadro, ma lo stop è dietro l’angolo: il Consiglio comunale chiamato a ratificare gli atti il 24 aprile dice no a causa della limitatezza e della perentorietà del termine stabilito per la ratifica dell’accordo (30 giorni) non c’erano le condizioni per produrre in tempo utile la documentazione tecnica “che definisca e risolva tutti gli aspetti politici ed amministrativi di ordine urbanistico, edilizio, patrimoniale e contrattuale preordinati all’avvio dei lavori”. Questa la motivazione di facciata dietro la quale si nascondeva una fortissima contrapposizione tra il centrosinistra alla Regione e il governo di centrodestra al Comune, muro contro muro nella partita sul colle Tuvixeddu.

        Di quelle opere non tutto è andato perduto: nel lungomare Sant’Elia i lavori sono in corso, l’appalto per la realizzazione del campus Ex Sem, anche se fortemente rivisitato, è stato aggiudicato alcuni mesi fa mentre è arrivato il via libera anche per il porto dei pescatori, pur essendo diventato un ‘porticciolo’ da 21 posti barca. L’idea Betile è recuperabile all’interno dell’accordo? “Credo di sì – prosegue Dore – è vero che l’accordo è stato portato avanti per stralci, ma i fondi utilizzati sono gli stessi”. Il nodo principale è dunque economico visto che servirebbe recuperare circa 85 milioni in tempi di crisi e di pesanti tagli agli enti locali, mentre a livello politico serve la volontà anche se ora il centrosinistra governa Cagliari e Regione: “Il grande successo dei Giganti di Mont’e Prama a livello internazionale – si legge nell’interrogazione – unitamente alla suggestione proposta da alcuni eminenti personaggi alla Giunta Pigliaru (in primis Stefano Boeri) hanno riportato in auge l’idea che Cagliari possa divenire punto di riferimento nel bacino del Mediterraneo per la storia e l’esposizione di tutto ciò che concerne la civiltà nuragica”.

        Quindi “visto che alcune parti dell’accordo sono state recuperate dall’attuale amministrazione ma nulla è mai stato deliberato in ordine al Betile, nella cui area – scrivono i consiglieri – è stata invece realizzata la “controversa” arena concerti impropriamente chiamata Grandi Eventi” perchè non ripensarci?

        Andrea Deidda

      2. Cagliari, torna l’idea del Betile: un museo aperto ai concerti rock
        La richiesta al sindaco Zedda: realizzare a Sant’Elia il grande museo ideato da Soru, ma con un’arena dedicata agli spettacoli

        Autore: Federica Lai il 27/03/2014 15:28

        Cagliari, torna l’idea del Betile: un museo aperto ai concerti rock

        Cagliari, a distanza di otto anni si torna a parlare del Betile nel lungomare Sant’Elia. A far riemergere il progetto dell’innovativo museo in riva al mare sono Giovanni Dore e Ferdinando Secchi, Sardegna Pulita, con un’interrogazione rivolta al sindaco e alla Giunta comunale. L’idea è quella di “reinserire il progetto del museo all’interno della candidatura di Cagliari Capitale europea 2019, individuando all’interno o all’esterno della struttura uno spazio come ‘arena concerti’, molto più suggestiva di quella attuale”. Un’idea che torna in auge anche in collegamento con il grande successo riscosso dalla mostra dei Giganti di Mont’e Prama, che a questo punto potrebbero essere esposti nel Betile facendo diventare Cagliari “il punto di riferimento nel bacino del Mediterraneo per la storia e l’esposizione di tutto ciò che concerne la civiltà nuragica”.

        La storia del progetto del Betile. Nel 2005 venne sottoscritto l’Accordo di programma quadro in materia di beni culturali tra Regione e Ministero dell’Economia e delle finanze, e quello dei Beni culturali. Tra le varie azioni era prevista la realizzazione del “museo dell’arte nuragica e dell’arte contemporanea” nel quartiere di Sant’Elia. L’8 agosto 2006 il presidente della Regione, Renato Soru, e l’allora sindaco di Cagliari, Emilio Floris, sottoscrissero un protocollo d’intesa che prevedevano, oltre alla realizzazione del museo regionale dell’arte nuragica, anche la sistemazione del lungomare Sant’Elia, il porto per i pescatori, la realizzazione di un campus universitario nell’area ex Sem, in viale La Playa. Nell’ottobre 2006 la giuria internazionale chiamata a vigilare i progetti premiò quello di Zaha Hadid, il museo Batile. Il 28 marzo 2008 Soru e Floris sottoscrissero l’accordo di programma, ma il 2 aprile il Consiglio comunale dà il suo stop al progetto “a causa della limitatezza e della perentorietà del termine stabilito per la ratifica dell’accordo (30 giorni) non c’erano le condizioni per produrre in tempo utile la documentazione tecnica che definisca e risolva tutti gli aspetti politici ed amministrativi di ordine urbanistico, edilizio, patrimoniale e contrattuale preordinati all’avvio dei lavori di realizzazione delle opere”.

        “Alcune parti dell’accordo di programma – spiega il consigliere Dore – sono state recuperate dall’attuale amministrazione con accordi stralcio, per esempio il porticciolo, il lungomare Sant’Elia, e il campus universitario di viale La Playa. Ma nulla è stato invece deliberato riguardo al Betile, dove è stata realizzata la ‘controversa’ arena concerti, impropriamente chiamata ‘Grandi Eventi’. Inoltre, con il grande successo dei Giganti di Mont’e Prama, è tornata in auge l’idea che Cagliari possa diventare punto di riferimento nel bacino del Mediterraneo per la storia e l’esposizione di tutto ciò che concerne la civiltà nuragica. A questo punto chiediamo al sindaco e alla Giunta se, all’interno del progetto Cagliari Capitale europea 2019, possa essere reinserito il progetto del museo Betile, all’interno o all’esterno del quale potrebbe essere individuato uno spazio come arena concerti”.

        - See more at: http://www.castedduonline.it/cagliari/zonapoetto-santelia/14119/cagliari-torna-l-idea-del-betile-un-museo-aperto-ai-concerti-rock.html#sthash.ygOaxyPM.dpuf

      3. 27 Marzo 2014 ore 17:10
        “E dopo i Giganti, facciamo il Betile”

        Interrogazione in consiglio comunale del gruppo Sardegna pulita: appello del primo cittadino alla Regione affinché rispolveri il progetto del museo di Sant’Elia firmato dall’archistar Zaha Hadid
        redazione cagliaripad,
        redazione@cagliaripad.it
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        Foto da http://www.urbanfile.org

        “Oggi, dopo il ritorno alla luce dei Giganti di Mont’e Prama ed il risveglio culturale cittadino in vista della competizione della capitale europea della cultura del 2019, mi sono sentito di “rispolverare” un’idea del recente passato tanto suggestiva, quanto controversa: la costruzione del museo dell’arte nuragica e contemporanea, meglio noto come “Betile. E di ripercorrere l’iter burocratico – di tipica matrice “sardo-italiota” – che ha portato a (non) realizzare il Betile e le “imbarazzanti” motivazioni di diniego all’epoca addotte da chi, peraltro, parlava (a sproposito) di capitale del mediterraneo.
        ”. L’idea è del gruppo Sardegna pulita in consiglio comunale. Ripensare al Betile: il grande museo d’arte nuragica progettato dall’archistar anglo irachena Zaha Hadid, architetto tra i più famosi al mondo, previsto nell’ambito dei festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità d’Italia e affossato assieme all’accordo di programma (che prevedeva anche il campus all’ex sem di viale La Playa e il restyling di Sant’Elia) dalla vecchia giunta comunale di Floris

        “A mio parere nulla è precluso”, spiega Giovanni Dore, “sempre che ci sia la volontà politica anche per recuperare i fondi comunitari posti alla base della realizzazione dell’intervento museale.

        Nell’interrogazione (sottoscritta, come gruppo Sardegna Pulita, anche da Ferdinando Secchi), si rileva che “visto che alcune parti dell’accordo di programma nel quale era inserito il Betile, sono state recuperate dall’attuale amministrazione” (Campus in v.le La playa, porticciolo e passeggiata di S.Elia), mentre “nulla è mai stato deliberato in ordine al Betile, nella cui area è stata invece realizzata la “controversa” arena concerti impropriamente chiamata Grandi Eventi” perché non ripensarci ?

      4. L’Unione Sarda
        «Un piano per il museo Betile»
        31 marzo 2014
        Sardegna pulita

        «All’interno del progetto Cagliari Capitale Europea della Cultura 2019 può essere reinserito il piano per il museo Betile, all’interno o all’esterno del quale potrebbe pure essere individuato uno spazio come l’Arena concerti, molto più suggestiva di quella attuale?».
        È una delle domande che il consigliere comunale e capogruppo di Sardegna Pulita, Giovanni Dore, pone in un’interrogazione al sindaco Massimo Zedda (firmata con il collega Ferdinando Secchi) e più in generale alla Giunta cittadina.

        Il rappresentante della maggioranza, tra l’altro, chiede anche «a che punto siano le interlocuzioni con Area per la riqualificazione di tutta la zona di Sant’Elia e quanti siano i fondi da spendere».

        L’esponente del centrosinistra pone alcuni interrogativi importanti, dunque, per capire a quale punto sia il progetto di rinascita del quartiere popolare.

        «A mio parere nulla è precluso», prosegue Dore, «sempre che ci sia la volontà politica anche per recuperare i fondi comunitari posti alla base della realizzazione dell’intervento museale dell’arte nuragica e contemporanea, meglio noto come Betile. Chi ha visitato Bilbao o Marsiglia sa che una visita al Guggenheim ed al Muce (Museo delle civiltà dell’Europa e del Mediterraneo) costituisce un’esperienza unica che ti fa innamorare a prima vista dell’arte e della città stessa».

      5. La Nuova Sardegna
        Il Museo del Betile, un’ idea da rilanciare
        31 marzo 2014

        Il progetto dell’archistar Zaha Hadid è già pronto e approvato, sarebbe un fattore forte di sviluppo turistico
        di Luciano Marrocu

        Thierry Fabre mi chiede a un certo punto: «Beh, che se ne è fatto del vostro Betile». Superata la sorpresa per il fatto che il commissario generale del Museo del Mediterraneo di Marsiglia, il MuCem, sappia del progetto pensato da Renato Soru di un grande museo nel quartiere di Sant’Elia a Cagliari, confesso con qualche imbarazzo che il progetto non è andato avanti. «Sarebbe utile riprenderlo», aggiunge Fabre, «anche pensando alla candidatura di Cagliari a capitale europea della cultura». Modello francese. Tutto questo dopo una visita al Museo, una straordinaria struttura sospesa tra cielo e mare, dalle linee modernissime ma collegata al forte Saint-Jean iniziato nel XII secolo e destinato per secoli alla difesa del porto di Marsiglia. Il MuCem offre ai visitatori un percorso museale permanente che illustra, in modo fantasioso e innovativo, la civilizzazione del Mediterraneo e destina ampi spazi a mostre permanenti. Ciò che colpisce, comunque, è l’animazione che regna nel MuCem, la quantità di gente, turisti e moltissime le famiglie e le scolaresche. Al MuCem si proiettano film, si tengono conferenze, ci sono laboratori di musica e pittura. Un sogno nero-blu. Animate soprattutto le sale dedicate alla grande mostra temporanea curata dallo stesso Thierry Fabre che si intitola “Le noir e le bleu. Un rêve mediterranéen” (Il nero e il bleu. Un sogno mediterraneo). Sia l’idea di civilizzazione sia di Mediterraneaneo sono nate nell’età dei Lumi e solo più tardi ha preso forma l’ipotesi di una civilizzazione mediterranea. La mostra esplora questa ipotesi, interrogando il sogno mediterraneo e il suo specchio, da una riva all’altra, dalla luce, il bleu, all’ombra, il nero. Lo fa mostrandoli, il bleu e il nero, sin all’inizio del percorso. Il nero delle famose tavole di Francisco Goya dedicate ai Disastri della guerra e del più celebre dei suoi Capricci, quello che ammonisce come il sonno della ragione generi mostri. Veste di nero il demone che si impossessa dell’uomo quando concepisce, progetta e infine compie la distruzione. In opposizione il bleu, illustrato da un bellissimo Bleu di Joan Mirò del 1961. Confessa Mirò: «Il bleu è il colore dei miei sogni». Commenta una didascalia a fianco del quadro: « E in questa ostinazione a sognare che i processi di civilizzazione trovano il loro senso e la loro direzione». Nuovo paradigma. Una civilizzazione mediterranea? Il Mediterraneo è anche il luogo del “noi” e degli “altri.” La polarizzazione civilizzazione-barbarie è centrale nella storia del Mediterraneo. Il percorso della mostra fa di tutto per sganciare l’idea di civilizzazione da quel sentimento di unicità e di assoluto che si fa misura della superiorità degli uni sugli altri. Non più “la civilizzazione”, quindi, ma “le civilizzazioni”. La sponda Nord e quella Sud. L’Italia e l’Africa. Una sezione della mostra è dedicata a Napoleone in Egitto.E mentre non può mancare il famoso quadro di François Watteu che illustra la battaglia delle Piramidi, gli fa da contrappunto il diario di Al-Jabarti, notabile religioso della moschea di El-Azhar, che ci dice come l’occupazione francese abbia significato «corruzione del senso comune, oltre che generale devastazione». Seguono, a poca distanza, le immagini fotografiche di Omar el-Mochatar, il leader della resistenza araba all’occupazione italiana della Libia: Omar El-Mochtar incatenato nelle mani dei funzionari coloniali italiani il 12 settembre del 1931, Omar El-Mochtar impiccato poche settimane dopo. Ma la mostra ci parla anche dell’aspirazione a un sogno mediterraneo condiviso: Paul Valery che chiede all’Europa di non «ordinare il resto del mondo a dei fini europei». Calamita turistica. Al termine del percorso, Thierry Fabre mi dice come “Le noir e le bleu” sia stata la mostra d’apertura del MuCem, avvenuta nel 2013, l’anno in cui Marsiglia è stata capitale europea della cultura. «Nel programma con cui diversi anni prima Marsiglia presentava la sua candidatura era presente il progetto del MuCem, che poi sarebbe stato inaugurato proprio nel 2013». Faccio presente che la candidatura di Cagliari è per il 2019 e che difficilmente il Betile potrebbe essere pronto per il 2019. «Non importa», dice Thierry Fabre. «Intanto, la sola idea del museo arricchirebbe la candidatura di Cagliari. Ma il premio più grande sarebbe comunque la nascita del museo. Ve lo assicuro, sarebbe un buon affare per Cagliari». Un buon affare. Sarebbe un buon affare sia per Cagliari sia per la Sardegna, questo è certo. Tanto più che del Betile esiste già un progetto firmato da un architetto famoso, Zaha Hadid. Potrebbe significare per la città, oltre alla riconfigurazione di un’intera sezione del fronte mare, anche la riconquista, una volta per tutte, di Sant’Elia, un tempo borgo di pescatori in un sito di grande valore paesaggistico ma oggi tra i quartieri più degradati e condannato, sino ad oggi, a un destino di isolamento e di separazione. Mille e una storia. Quanto alla Sardegna avrebbe la grande istituzione museale che le manca, capace di mostrare le diverse espressioni di una civilizzazione tutta nostra ma anche tutta dentro la storia del Mediterraneo. Mille storie da raccontare, non solo quelle già scritte ma anche le tante che potrebbero per l’occasione essere ripensate e scritte in una forma nuova. Sarebbe tra l’altro, il Betile, un momento importante di autocoscienza, un modo per riconsiderare il senso del nostro dirci sardi. Non un puro contenitore di reperti, ma una casa dell’identità che sappia essere aperta e fantasiosa come la struttura architettonica del progetto di Hadid.

      6. L’Unione Sarda dell’11 aprile 2014
        Firino: «L’Isola vivrà di cultura»
        Paola Pilia – Alberto Urgu

        La Sardegna deve diventare una terra che in Cultura investe uno e guadagna quattro. Come accade in Francia. Come si fa? Mettendo a sistema tutto il patrimonio culturale, lavorando sulla “professionalizzazione” degli operatori e procedendo in sinergia con l’assessorato al Turismo.
        «Se avrò realizzato questo obiettivo durante il mio mandato sarò soddisfatta», assicura il neo assessore regionale alla Cultura Claudia Firino. Project manager del Cnr, 35 anni, ieri è stata ospite dell’Unione in diretta e ha dialogato a lungo con gli ascoltatori.
        MUSEO NATURALE «Siamo un museo a cielo aperto, dobbiamo valorizzare il nostro patrimonio archeologico e museale. E lo facciamo mettendo a sistema». Mettere a sistema è una delle locuzioni che l’assessore usa più spesso. «L’inaugurazione della mostra dei Giganti di Mont’e Prama mi ha suggerito molte idee e mi ha anche aperto gli occhi. Bisogna fare rete.
        Per esempio, se uno va in un museo a Cagliari deve poter trovare le informazioni su tutti gli altri musei, anche quelli degli enti locali». Sui festival e i grandi eventi il discorso è lo stesso: fare sistema e programmare. «Le leggi di settore sono buone, ma sono in parte inapplicate. I regolamenti e alcune delibere attuative sono deficitarie, ma a mancare è principalmente l’attuazione delle leggi. Quello che giustamente chiedono gli operatori culturali è certezza, su criteri e su tempi di erogazione dei contributi. La mia intenzione è di creare più stabilità e, dove è possibile, immaginare una programmazione pluriennale».
        (…)
        SPAZI DA MIGLIORARE Gli spazi museali in Sardegna vanno rivisti, perché manca una reale gestione professionale del patrimonio culturale. «Un problema tutto italiano, non solo sardo. I nostri piccoli musei non fanno rete, i Comuni in alcuni casi non riescono nemmeno a tenerli aperti o si affidano comunque a un custode. Mancano le figure professionali necessarie, che curino anche marketing e comunicazione». Quando si parla di musei in Sardegna, non si può non fare riferimento al Betile, il grande progetto di Zaha Hadid sul lungomare di Cagliari sfumato negli ultimi anni. Un progetto forse non del tutto cestinato. «Mi piaceva molto come
        idea – rivela Firino -: è stata un’occasione persa perché nel momento in cui fu pensato c’erano anche i fondi disponibili. Una parte di quei fondi sono ancora vincolati su quel progetto e magari un Betile leggermente ridimensionato, per farlo rientrare nei costi, potrebbe essere un’idea valida».

      7. 11 mesi dopo ….
        da L’Unione Sarda del 15/2/2015

        LA PROPOSTA. I Democratici rilanciano il progetto del museo nel lungomare di Sant’Elia

        Montaldo: darei la gestione al Guggenheim o alla Tate Gallery

        L’assemblea cittadina dei Democratici sul bilancio ha covato la proposta: «Rilanciamo il progetto del Betile». Ai presenti è riaffiorata in un attimo l’idea avuta nel 2005 dall’allora presidente della Regione Renato Soru ma affossata dal successore Ugo Cappellacci e dal Comune, allora guidato dal sindaco Emilio Floris. Ora Nicola Montaldo, segretario cittadino del Pd, ripropone la riedizione del grande museo con alcuni correttivi. Il primo: «Non si pensi più soltanto a un museo mediterraneo dell’arte nuragica o come sede dei giganti di Mont’e Prama, ma a una prestigiosa esposizione che, sulla scia di quanto fatto per esempio a Bilbao, mostri quanto di meglio possa offrire l’arte moderna». Il segreto consisterà nella conduzione: «Realizziamo il museo ma, con un accordo da siglare tra Comune e Regione, lo si affidi in gestione a colossi del settore, come il Guggenheim Museum di New York o la Tate Gallery di Londra».
        L’idea di far vivere il museo disegnato dall’architetto israeliano-inglese Zaha Hadid (per l’operazione furono spesi 700 mila euro) non è nuova. I consiglieri comunali Giovanni Dore e Ferdinando Secchi proposero non più tardi di quattro mesi fa di rispolverare il progetto in vista di “Cagliari capitale della cultura 2019”, suggerimento che piacque all’assessore alla Cultura Enrica Puggioni («pronti a riprendere un dialogo che si era interrotto», commentò), ma ora il segretario cittadino del Pd ne rilancia con forza l’importanza («innegabile sul piano del rafforzamento dell’immagine di città turistica») indicando la strada da percorrere perché le proposte si trasformino in atti concreti. Montaldo: «Solleciterò un incontro con il sindaco Massimo Zedda e il presidente della Regione Francesco Pigliaru. Il progetto del Betile deve risorgere. I fondi allora messi a disposizione dall’Unione europea e dalla Regione, circa 90 milioni, ormai sono stati spesi per altre iniziative ma questo non può impedirci di coltivare la speranza di avere in città un grande museo d’arte moderna». A convincere Montaldo quanto succede a Bilbao: «Soltanto per visitare il museo gestito dal Guggenheim Museum arrivano ogni anno nella città spagnola un milione di visitatori. Cifra incredibile, se si pensa che Cagliari è meta in un anno di circa 300 mila turisti. Rispolverare il Betile, sottoscrivere un accordo tra chi realizzerà l’opera, cioè la Regione, e chi si occuperà della gestione, vorrebbe dire proporre al mondo un luogo eccezionale dove ammirare quanto di meglio possano offrire l’arte e l’architettura».
        Pietro Picciau

      8. L’Unione Sarda 15/2/2015
        «Il Betile? Treno già passato»i

        Schieramenti in Consiglio comunale divisi sull’ipotesi di rilancio del museo a Sant’Elia

        La prospettiva: spendiamo i soldi per utilizzare gli spazi liberi

        Fa discutere e dvide. Come già in occasione della prima proposta (un museo dell’arte nuragica e contemporanea a Sant’Elia), l’idea lanciata dal segretario cittadino del Pd Nicola Montaldo di rilanciare il progetto del Betile affidato alla gestione di professionisti del settore come il Guggenheim Museum o la Tate Gallery contrappone il centrosinistra e il centrodestra: i primi (con diversi distinguo) idealmente favorevoli, i secondi nettamente contrari. Il sindaco Massimo Zedda: «Avere un museo gestito dai colossi del settore come Guggenheim e Tate Gallery sarebbe una bella opportunità per la città. La Giunta non può che essere d’accordo, va però tenuto conto che il progetto era della Regione e l’amministrazione comunale di centrodestra decise di bocciarlo».

        CENTROSINISTRA Nel centrosinistra Fabrizio Rodin (Pd) continua a ritenere il Betile «un’idea di forte richiamo come lo sono i templi Atzechi in Messico e i giganti di Mont’e Prama. Ideale la gestione affidata a professionisti del settore». Davide Carta, capogruppo Pd in Consiglio: «Ero favorevole al tempo della prima proposta anche perché c’erano fondi subito disponibili. Ma oggi stiamo deliberando e riflettendo come utilizzare spazi importanti in città come l’ex Manifattura tabacchi, l’ospedale San Giovanni di Dio, l’ex carcere Buoncammino. Se fondi dovranno essere utilizzati per creare esposizioni di grande richiamo penso sia più opportuno destinarli per utilizzare questi spazi, sulla falsariga di quanto è accaduto per esempio a Marsiglia e a Firenze, dove sono stati recuperati vecchi siti per l’arte». Sulla stessa linea Tanino Marongiu (Pd): «In origine il progetto dell’archistar Zaha Hadid coniugava egregiamente cultura e turismo. Nel frattempo in città si sono liberati spazi che potrebbero supplire alla mancanza di un grande museo». Sergio Mascia (Sel): «È stata una bella visione ma il treno è passato. Progetto suggestivo ma poco attuabile». Enrico Lobina (Sardegna sovrana): «Oggi abbiamo altre priorità, si pensi al recupero di Buoncammino, al San Giovanni. Dovremmo concentrare energie e risorse su questi siti identitari». Giovanni Dore e Ferdinando Secchi (Sardegna Pulita) in un’interrogazione: «Il Betile al posto dell’Arena Sant’Elia».
        CENTRODESTRA Nel centrodestra tutti concordi: proposta irricevibile. Edoardo Tocco (Pdl): «Non ero d’accordo in passato e non lo sono adesso». Anselmo Piras (Ancora per Cagliari-Ncd): «Dove costruire e con quali soldi? Non vorrei che con questa proposta fosse partita la campagna elettorale del Pd. Mi sembra un tentativo di proporre un tema qualsiasi di discussione per fare propaganda». Alessio Mereu (Cagliari futura): «Sono sempre stato contrario. Credo che risorse pubbliche così importanti come quelle richieste per il Betile oggi vadano spese in modo più utile». Gianni Chessa (capogruppo Psd’Az): «Oggi un museo simile, pur gestito da grandi professionisti, deve avere il supporto di trasporti adeguati e servizi intelligenti legati al turismo». Giuseppe Farris, capogruppo Pdl: «La mia posizione di contrarietà è la stessa del 2008. La costruzione, se realizzata nell’area dov’era stata concepita, avrebbe deturpato il lungomare di Sant’Elia e violentato la nostra identità culturale. Uno sfregio in più se sommato alla tristezza nel vedere chiusi i nostri più importanti siti archeologici».
        Il riformatore Giorgio Angius e Noemi Migliavacca, coordinatrice cittadina del partito: «Due punti essenziali sembrano non sfiorare i nuovi fautori del Betile: l’aspetto economico e la realizzazione di nuovi metri cubi di cemento in riva al mare. Parlano di 90 milioni di euro come se fosse niente. Ne basterebbero un paio per sistemare uno dei cento grandi edifici abbandonati della città, come per esempio il capannone Nervi e la caserma Ederle, rivissuta come città della cultura sull’esempio dell’Arsenale di Venezia. Se attuato, quest’ultimo diventerebbe un esempio di riconversione per le centinaia di aree militari in via di dismissione».
        Pietro Picciau

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