Caserme e alloggi militari a Cagliari: “Affidiamoli alle associazioni”.

    La proposta del vicepresidente del Pd sulle servitù militari presenti in città, da Is Mirrionis a Calamosca: “Diamole alle associazioni che si occupano di prevenzione e minori”.

    Da Is Mirrionis a Calamosca, sono cinquantotto gli edifici del demanio militare presenti a Cagliari. Alcuni ancora in uso, altri totalmente abbandonati come l’ex deposito dell’aeronautica militare di Monte Urpinu, da mesi occupato da famiglie senzatetto e di recente affidata ad associazioni di volontariato. Tra questi anche il magazzino del vestiario dell’esercito fra via Liguria e via Campania, nel quartiere di Is Mirrionis: due capannoni e un edificio per gli uffici, su una superficie di 3.960 metri quadrati, che la precedente amministrazione aveva richiesto per un eventuale ampliamento del campus universitario di Sa Duchessa. Proposta poi caduta nel dimenticatoio.

    “Affidiamo questi spazi al mondo dell’associazionismo – propone il consigliere del Pd, Fabrizio Rodin – Dando la precedenza a chi si occupa di minori e prevenzione, in un periodo in cui i contributi statali e il numero degli operatori nei servizi sociali sono stati ridotti drasticamente”. Ma il passo per la dismissione di questi beni è lungo: serve la volontà del Ministero della Difesa che li deve trasferire alla Regione e poi il passaggio al Comune a una cifra simbolica. Rientrano nel patrimonio militare anche gli stabilimenti del Poetto, da quello dei vigili del fuoco alla Guardia di finanza, dell’Aeronautica, dell’Esercito, della Marina militare e dei carabinieri. Poi c’è l’ex poligono di Calamosca, le caserme Monfenera e Mereu,  l’ex caserma Griffa nel belvedere di Buoncammino e quella in via Monte Grappa. “Se ognuno di noi si inventa una destinazione per queste strutture facciamo una bella figura a livello personale – sottolinea Giovanni Dore, Sardegna pulita –  ma una figuraccia con la città, esattamente come accaduto con il carcere di Buoncammino, e gli immobili semi abbandonati di Calamosca. Come Comune dobbiamo presentare progetti definitivi, con una delibera che quantifichi costi e progetti di ristrutturazione. E, nel caso non sia sostenibile con soldi pubblici, l’individuazione di linee guida per un bando di affidamento ai privati. Solo a quel punto la Regione ci può assegnare i beni di cui è già in possesso e richieda allo Stato quelli in dismissione. Fino ad ora purtroppo non lo abbiamo fatto e non possiamo chiamarci fuori da responsabilità”.

    da CASTEDDU ONLINE (F.Lai)

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