Lotti BS3* E Il Mio Primo Voto Di Astensione Per La Salvaguardia Di Un Bene Identitario a Bonaria.

    di Giovanni Dore

    C’era una volta il cemento di centrodestra: con un escamotage urbanistico inserito nel regolamento urbanistico ai tempi della Giunta Delogu, con la “scusa” che il Comune non aveva fondi (e le capacità ?) di realizzare verde e servizi pubblici in alcune zone previste dal PUC, si consentiva ai privati di realizzare della palazzine con premi di cubatura “in cambio” della realizzazione a spese di questi ultimi una porzione di verde che veniva quindi ceduto al patrimonio comunale.

    Così, in una ventina d’anni, sono state approvate numerosissime pratiche in altrettante aree appetibili, nelle quali la città si è ritrovata tanti palazzi al posto degli auspicati servizi (non solo verde, ma anche asili, parcheggi, ecc.) e dei giardinetti (spesso talmente interclusi da “sembrare” condominiali) che hanno portato alle stelle i prezzi degli appartamenti di quella che doveva diventare la “Capitale del Medierraneo”.

    Lo scorso mese di novembre, dichiarai a Sardegna Quotidiano che era necessario fare una ricognizione di tutte le pratiche bs3* non definite, per valutare – tutti assieme – se vi potesse essere qualche area di particolare pregio o interesse pubblico, da “salvare” integralmente, ovviamente concedendo un dovuta contropartita ai proprietari.

    Questo non è avvenuto e appena tornati dalle festività natalizie ci siamo trovati ad approvare una pratica urbanistica relativamente ad un lotto – un tempo destinato a parco pubblico – posto a pochi passi dalla Basilica di Bonaria, bene identitario di primo piano della città di Cagliari.

    Come potrete ascoltare dal mio intervento nel video qui sotto, in aula ho posto vari problemi, relativi alla vicinanza con la Chiesa ed ai vincoli posti dal PPR. in tutta la zona. Ho anche chiesto una sospensione della pratica per approfondire le tematiche archeologico-urbanistiche, gli impegni economici da sostenere nel caso si fosse negato il via libera alla costruzione e, soprattutto, la possibilità di trovare un accordo coi proprietari dell’aerea. Ma non ho avuto risposte; mi è stato detto che c’era fretta perchè era arrivata una lettera di diffida dei legali dei proprietari e perchè i costi da sostenere sarebbero stati troppo ingenti.

    Io non credo che ci siamo candidati e fatti eleggere per seguire il “placido” (si fa per dire !) corso politico e amministrativo di chi ci ha preceduto, ma per trovare delle soluzioni alternative. Che non sempre potranno essere ideate o perseguite. Non sempre appunto, ma talvolta sì. E in questo caso la storia, la memoria e le esigenze delle persone che abitano in quel quartiere avrebbero richiesto una maggiore attenzione da parte della nostra amministrazione.

    Questo è il motivo del mio voto di astensione (che aveva il significato di un voto contrario).

    ***

    11 Gennaio 2012

    Prime tensioni in maggioranza sull’urbanistica.

    Il Consiglio comunale comincia l’anno nuovo dall’Urbanistica. Una partenza col botto che ha portato all’approvazione di un intervento edilizio in via Milano. Con molti malumori nella maggioranza e l’astensione dei due consiglieri dell’Italia dei valori Giovanni Dore e Nando Secchi e dell’esponente Pd Claudio Cugusi. Alla fine 29 voti favorevoli e 10 astenuti hanno dato il via libera del Consiglio alla costruzione nello sterrato all’incrocio tra via Milano, via Ravenna e via Taranto, a pochi passi dalla Basilica di Bonaria. È una delle tante aree inizialmente destinate a verde e servizi che la precedente amministrazione ha trasformato in BS3*, dove i privati possono costruire ma devono riservare una parte dell’intervento alla collettività. Una linea che ha sempre trovato la dura opposizione di chi ora si trova a doverla approvare. Un clima mesto e sofferente ha accompagnato le dichiarazioni di voto dei consiglieri che si sono trovati “obbligati ”a votare turandosi il naso. Invece Idv e Cugusi hanno proposto di trovare soluzioni alternative al via libera al cantiere. A dare una spinta alla pratica è stata una diffida ricevuta nei giorni scorsi dagli uffici del Comune che, visto il rischio di pagare penali con le casse quasi vuote. «Abbiamo fatto battaglie quando eravamo all’opposizione – ha spiegato l’assessore Frau – e ora dobbiamo mettere la firma su quele pratiche portate avanti da altri. Ora abbiamo affrontato questo caso, ma ce ne troveremo altri, e ogni volta dovremo adottare lo stesso criterio». Le parole di Frau sono state apprezzate da tutti, ma resta il peso dell’astensione di tre esponenti della maggioranza. Dopo che il consigliere Pd Claudio Cugusi ha annunciato la sua decisione di astenersi ha preso la parola il capogruppo dello stesso partito Davide Carta annunciando il voto favorevole del Pd. «Questo non sarà l’unico boccone amaro, ce ne saranno degli altri – ha concluso l’assessore Frau – noi facciamo il nostro dovere, lasciamo le chiacchiere a chi si diverte con le chiacchiere».

    da SARDEGNA QUOTIDIANO (M.Z.)

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    7 Novembre 2011

    Comune “Ipotecato il futuro della città“.

    L’anatra non è zoppa, ma neanche la gru. La maggioranza di centrosinistra non fa in tempo ad esultare per la legittimazione del Tar che si deve leccare le ferite per l’urbanistica. La giunta ha dovuto alzare bandiera bianca e dare il via libera alla cementificazione che ha sempre combattuto dall’opposizione. Le tanto contestate aree BS3* dovranno ospitare gli appartamenti previsti dai precedenti inquilini di palazzo Bacaredda. «Hanno ipotecato il futuro urbanistico della città». Le parole di Sergio Mascia, capogruppo di Sel in Consiglio comunale, sintetizzano l’impotenza del centrosinistra. L’euforia giovanile del rinnovamento in Comune si è scontrata con la lungimiranza di chi ha creato le fantomatiche aree BS3*. Che altro non sono che gli sterrati incastrati tra palazzi, che erano stati lasciati liberi per poter offrire servizi ai cittadini. Ma in pratica sono diventati parcheggi fangosi o toilette per cani che non hanno mai visto un albero in vita loro. Il Comune poi, in un secondo tempo, aveva cambiato idea rendendo edificabili quei quadrati di terra, ma con un vincolo: il 60 per cento va in mano al privato mentre il resto va al pubblico per creare parcheggi o aree verdi. E così sarà. «Ci siamo ritrovati una città ipotecata per i prossimi anni e non possiamo opporci a certi progetti già avviati da altri: hanno privatizzato la città – continua Mascia – ma le case nuove non riescono più a venderle ai cittadini: ora le stanno affittando oppure cercano di venderle alla Regione». Quella del centrosinistra è una frustrazione perché si è sempre opposto alle BS3* quando era all’opposizione e il centrodestra ora si vendica con un “ora tocca a voi, portare avanti le nostre carte”. «Hanno avvelenato i pozzi prima di andare via», sintetizza il consigliere Pd Piergiorgio Meloni. «Con le BS3 asterisco hanno fatto un regalo ai piccoli intrallazzoni dopo averlo fatto ai grandi – commenta – hanno regalato ulteriori fazzoletti di terra che erano destinati a servizi. Ma opporsi è difficile, perché non ci sono soldi per affrontare certe cause». Quella economica è la questione fondamentale, la politica deve fare i conti con le casse e la visione urbanistica del centrosinistra non può prescindere dall’eredità lasciata dal centrodestra. «Mi dispiace proprio, ma se dovessimo impuntarci andremmo incontro a cause su cause, e non ci sono i soldi per affrontarle – commenta Filippo Petrucci di Meglio di prima non ci basta – ci trasciniamo da anni contenziosi per circa 20 milioni di euro, solo per le aree di Monte Urpinu è una questione da circa 6 milioni. Nel bilancio abbiamo dovuto tenere da parte uno stanziamento per far fronte a queste spese e non è pensabile farci carico di altre costose cause». LA STRADA È SEGNATA  Per le pratiche nelle aree BS3* l’iter è già avviato, il Comune sarebbe dovuto intervenire prima se avesse voluto salvaguardarle. «Ora neanche cambiando il Puc si potrebbe intervenire, i privati hanno acquisito diritti sulla base di norme esistenti e si andrebbe a finire in contenziosi molto costosi, che poi vincerebbero loro», spiega Andrea Scano del Pd, presidente della Commissione urbanistica. «Dove è stato possibile siamo intervenuti in tempo, come per Terramaini e il Fangario, perché erano ai primi passi – aggiunge – ma ci sono procedure amministrative che devono andare avanti, indipendentemente dall’amministrazione politica. È un’eredità che ci troviamo a dover gestire, ma dobbiamo rilanciare e lo potremo fare con il Piano particolareggiato del centro storico e modificando il Puc per l’adeguamento al Ppr». Giovanni Dore, capogruppo dell’Italia dei Valori propone una soluzione. «Bisognerebbe fare una ricognizione delle aree e vedere se il Comune può riconoscere l’interesse pubblico su alcune di quelle e pagare o trovare un’area alternativa da cedere ai privati – spiega – solo che prima erano aree destinate a servizi ora sono edificabili quindi i costi sono ben diversi». Enrico Lobina della Federazione della Sinistra guarda avanti. «Prima di continuare a costruire in modo incondizionato bisogna partire da quello che c’è. Per esempio, ragionando sullo sfitto. Con l’Ici si può magari favorire chi vende o affitta case sfitte e far pagare di più a chi le lascia vuote – spiega – e fare controlli incrociati Ici-Tarsu-Abbanoa per vedere se sono realmente sfitte».

    da SARDEGNA QUOTIDIANO (M.Z)

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