Contributi milionari. In bilico il destino di venti hotel.

    Si parte da un presupposto non da poco. Per fare causa alla commissione dell’Unione Europea e difendersi davanti ai giudici comunitari bisogna essere dei temerari, perché per il novanta per cento tutte le azioni giuridiche viene rigettato. E se così fosse anche stavolta, la guerra degli alberghi costretti a restituire i contributi assegnati con una legge regionale del cinque aprile 1998 è solo appena iniziata, perché si scatenerebbe contro la Regione stessa. Una ventina di imprese per il turismo dovrebbero restituire nell’insieme circa sedici milioni di euro (tale era l’ammontare dello stanziamento iniziale) e dopo i dati sconcertanti riguardanti la chiusura delle strutture alberghiere nel 2012 si potrebbe assistere così ad altri funerali. «Il 28 febbraio c’è stata l’udienza conclusiva e dovremo aspettare mesi prima di capire come è andata», ha dichiarato uno degli avvocati difensori Giovanni Dore che insieme a Fabio Ciulli e Alessio Vinci hanno a carico una quindicina di alberghi. «Come battere una punizione e vedere solo a fine anno se è entrata in porta – commenta – Ma se l’esito fosse negativo faremo causa alla Regione che ha occultato i propri atti alla commissione compromettendo il nulla osta che era stato ottenuto ». A dover restituire la cifra più ingente è il Grand Hotel Abi d’Oru di Olbia, sopra i 3 milioni di euro, mentre il minimo dato agli alberghi è stato di di 500 mila euro. A ciò si aggiunga che poi le aziende hanno dovuto avviare le pratiche per difendere il contributo a fondo perduto, una cifra superiore ai 15 mila euro. E che al bilancio quegli stessi soldi sono stati tassati tra Irpeg, Iras e Irap.

    LA VICENDA L’erogazione dei contributi a fondo perduto per la riqualicazione degli alberghi risale alla giunta di Federico Palomba. Tempi lontani quelli in cui il ministro degli Esteri che allora teneva i rapporti con l’Unione Europea era Massimo D’Alema. L’autorizzazione degli aiuti era stata pubblicata nella Gazzetta Uciale, ma fu tralasciato dalla Regione un aspetto fondamentale, ovvero che gli interventi per il quale si concedeva il contributo non dovevano riguardare i lavori iniziati prima della presentazione della domanda. E così ecco due delibere nel 2000 che hanno confezionato il pasticcio perché l’una annullava l’altra. Nella prima la Regione fu costretta a negare alle imprese i contributi per quelle spese frutto dei lavori antecendenti alla domanda. Ma subito dopo con u n’altra delibera ha ammesso le stesse imprese escluse dalla delibera precedente. E proprio questa seconda delibera non è stata trasmessa alla Commissione europea che ha approvato i nanziamenti ma poi si è arrabbiata parecchio quando ha scoperto il raggiro diciamo più o meno casuale grazie a una segnalazione di un imprenditore escluso. Nel frattempo, dopo quattro anni sono arrivati i contributi e gli alberghi sono stati rifatti belli. Ma nel 2008 dall’Europa veniva comunicata l’illegittimità dei finanziamenti che quindi andavano recuperati con disperazione degli albergatori che hanno visto recapitarsi a intervalli di tempo nel corso degli anni le cartelle di Equitalia. Il ricorso al Tar aveva poi bloccato le revoche, ma lo stesso tribunale rinviava ogni giudizio al giudice comunitario che nel 2011 aveva respinto il ricorso della Regione.

    GLI SCENARI Ora dopo il ricorso alla Corte di Giustizia europea gli orizzonti sono chiari. Se anche stavolta dovesse essere respinto, le cartelle di riscossione verranno “liberate” e andranno a nire dritte sul tavolo degli albergatori che per avere i contributi nel

    IL RICORSO Se l’Ue lo rigetta le società sono pronte a fare causa alla Regione. Partita da oltre sedici milioni di euro 1998 hanno dovuto rinunciare ad altre  sovvenzioni. Se si aggiungano gli interessi e le spese necessarie, tasse comprese, per avere il nanziamento per le imprese sarà un vero e proprio danno. Eppure la Corte di giustizia europea aveva riconosciuto che «la Regione aveva indotto le imprese a condare nella legittimità del contributo e che tale adamento ben poteva essere riconosciuto dai giudici nazionali». Da qui la certezza che gli alberghi si uniscano per fare causa alla Regione, stavolta nel tribunale di Cagliari. Intanto l’ultima speranza è legata a quello 0,1 per cento di vincere il ricorso contro l’Europa.

    da SARDEGNA QUOTIDIANO (Virginia Saba)

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