Dibattito sul Poetto, ecco tutti i video !

    di Giovanni Dore

    Come in tutti i temi più scottanti, anche su quello dei servizi nella spiaggia cittadina abbiamo organizzato un dibattito aperto e partecipato che si è tenuto in Piazza San Sepolcro.

    Oltre alle cronache di stampa, qui sotto vi propongo i video con tutti gli interventi principali: Stefano Deliperi, Paolo Frau, Graziano MiliaGiovanni DoreMassimo Zedda,  Giovanni Dore (conclusioni).

    Chi avrà la pazienza di ascoltare il mio, potrà valutare quelle che sono le grandi problematiche urbanistiche della spiaggia (oltre 61.000 mc di edificato in stabilimenti civili e balneari) e le 3 proposte per risolvere (definitivamente) la possibilità di una permanenza dei chioschi in spiaggia.

    P.S. Un’ultima notazione “di colore” che spesso è (ahimè) consuetudine a nostro danno.

    Il giorno del dibattito era presente la testata Videolina, con telecamere e giornalisti, i quali hanno parlato diffusamente della questione intervistando sindaco ed assessore, ma si son guardati bene dal menzionare il sottoscritto promotore, il gruppo Consiliare dell’IDV che lo ha organizzato ed il centinaio di cittadini “liberi” che vi hanno presenziato. Non ci credete ? cliccate qua …

    http://www.videolina.it/video/servizi/43531/tutti-al-capezzale-del-poetto-ma-nessuno-ha-la-soluzione.html

    Benvenuta libera informazione !

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    20 Aprile 2013

    Baretti e polemiche Zedda non fa sconti «Agire nella legalità»

    L’INCONTRO. Tre proposte in campo.

    Troppe incognite e poche risposte. L’ingarbugliata vicenda dei chioschi al Poetto è ancora un mistero per la maggior parte dei cagliaritani. Perché i baretti hanno dovuto chiudere? Perché non si trova subito uno strumento legislativo che permetta di riaprirli? E perché le strutture nel comune di Quartu Sant’Elena lavorano nella piena legalità? A queste e ad altre domande hanno tentato di dare risposta il sindaco Massimo Zedda e l’assessore all’Urbanistica Paolo Frau in un confronto pubblico organizzato dall’Idv ieri sera in piazza Santo Sepolcro.

    Un faccia a faccia con la cittadinanza che è servito soprattutto a ribadire un concetto che in pochi comprendono: le strutture in legno erette meno di un anno fa ora sono illegali e il loro smontaggio è un passaggio inevitabile.

    «La politica in questi casi deve saper dire la verità – conferma Frau – anche se questa è dura. Solo con il dissequestro dei chioschi e il loro successivo smantellamento si creeranno le condizioni per pianificare la ripresa delle attività nei tempi più rapidi possibili. Non ci sono alternative. La nostra amministrazione ha dovuto purtroppo gestire un problema nato anni fa del quale non è responsabile».

    L’auspicio è quindi che i gestori dei baretti seguano l’esempio del chiosco Le Palmette, l’unico ad essere stato demolito entro i tempi stabiliti e pronto ora a ricominciare l’attività grazie a una nuova concessione.

    «Non ci siamo svegliati con l’idea di radere al suolo i baretti – spiega ironicamente Zedda -, la questione è delicata, ma prima di agire devo essere sicuro di avere gli strumenti legislativi sufficienti per garantire la piena legalità delle strutture».

    Dal capogruppo Idv in Consiglio comunale Giovani Dore sono arrivate invece tre soluzioni concrete. «Il nodo del problema è la mancanza di cubature, se riuscissimo a ridurre gli ingombri degli stabilimenti balneari o spalmassimo il computo volumetrico su tutto il litorale del Poetto, comprendendo anche quello di Quartu, riusciremmo a ritagliarne una quota destinata ai chioschi». Ma una terza via sembra quella più realistica: «Se spostassimo le strutture in legno all’interno dell’arenile – conclude Dore – eluderemmo i vincoli del Pul e i gestori potrebbero ricominciare a lavorare grazie a una semplice richiesta di utilizzo del suolo pubblico».

    da L’UNIONE SARDA (Luca Mascia)

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    Stagione compromessa «Spostiamoli in strada»

    DILEMMA CHIOSCHI. Un possibile dissequestro in funzione dell’eliminazione del reato, basato sullo smantellamento, ormai necessario, dei chioschetti. Sarebbe questa la soluzione in extremis per salvare la stagione estiva al Poetto. Una volta rimossi i sigilli della magistratura, si potrebbe ripartire da capo e avviare le procedure per il rilascio di tutte le autorizzazioni, salvo revoche delle concessioni. L’ipotesi si è affacciata ieri sera in piazza San Sepolcro nel corso di un dibattito organizzato dal consigliere comunale dell’Italia dei Valori Giovanni Dore. Ma al momento la strada sembra tutta in salita.

    ZEDDA CONTRO LA LEGGINA. Di sicuro la legge salvabaretti approvato dal consiglio regionale non aiuta. «La norma pensata da noi», ha ribadito ancora il sindaco Massimo Zedda, «avrebbe consentito di riaprire il baretti già dal giorno dopo. Invece ci siamo trovati un testo completamente modificato che stiamo ancora valutando». Il messaggio poi arriva ancora più chiaro quando il primo cittadino punta il dito contro «quella politica pressappochista che mette in difficoltà chi si è fidato. Qualche consigliere non ha letto bene il decreto Sanna (l’ex assessore all’Urbanistica della giunta Soru, ndr): prevedeva concessioni e autorizzazioni anche nel periodo invernale, un contesto diverso da quello cagliaritano». Ed altro che caos creato dall’amministrazione da lui guidata: «Nel 2012 abbiamo salvato la stagione», ha rivendicato Zedda.

    IL DIBATTITO.  Zedda attacca la legge salva-baretti ma solo sulla carta: «Hanno stravolto il testo concordato con noi» «nonostante i tempi fossero ristretti e fosse già intervenuta la magistratura. Quando poi sono subentrati gli altri, o meglio i maghi che pretendevano di risolvere tutto con la bacchetta magica, questo è il risultato», è l’attacco a testa bassa contro la Regione. Segue l’invito agli operatori «a non ascoltare più le finte sirene che hanno solo illuso».

    BARETTI SULLA STRADA? Insomma, il percorso è solo uno: seguire le regole. Tradotto, smontare e poi rimontare per far partire l’iter delle autorizzazioni. Ma non in tempi brevi. Di certo il futuro potrà essere diverso ma solo dopo l’approva zione del Pul (Piano Utilizzo Litorali). E tra le ipotesi al vaglio dell’amministrazione c’è anche quella di spostare i chioschi sulla strada. Scelta quasi obbligata dal momento che il Pul, seguendo le indicazioni del piano paesaggistico regionale, pur modificando la zona a tutela integrale (H) potrà solo autorizzare strutture minime. Spiega il consigliere comunale Giovanni Dore: «Sulla spiaggia del Poetto la maggior parte della cubature ancora disponibili sono assorbite da D’Aquila, Lido e poi dagli stabilimenti militari. In queste condizioni o si trasformano le cubature per riconvertirle oppure si spostano i chioschi verso la strada », osserva, «così le concessioni demaniali potrebbero essere abbinate a quelle fisse per far restare in piedi i baretti tutto l’anno». La soluzione non dispiace neanche al primo cittadino: «L’avevamo già proposta », ricorda Zedda, «ma non era gradito il fatto che le concessioni dovevano andare a bando, consentendo a tutti di partecipare». FRAU: AGITO CORRETTAMENTE Quanto poi alla gestione della situazione attuale, ci pensa l’assessore comunale all’Urbanistica Paolo Frau a chiarire, diventata una delle patate bollenti dell’amministrazione Zedda. «Visto il contesto in cui ci siamo trovati ad operare non potevamo agire diversamente». Sfata poi il mito che il caos del presente sia stato causato dall’attuale giunta: «Vorrei ricordare che la magistratura è intervenuta nel 2009, noi abbiamo semplicemente rispettato il Ppr (Piano paesaggistico regionale) che consentiva nella zona H solo strutture temporanee ed amovibili. I nostri provvedimenti andavano in questa direzione, se fossero stati rispettai, oggi sarebbe tutto a posto», precisa.

    L’ISOLA FELICE DI QUARTU. Eppure a Quartu i baretti sono in piedi. «Ci avevamo pensato nel ‘97 » , spiega l’ex sindaco Graziano Milia, «siamo stati i primi ad approvare il Pul recependo le norme regionali. Poi sono venute le autorizzazioni per strutture amovibili e temporanee, insieme alle concessioni demaniali. Per Cagliari vedo difficile il dissequestro», osserva Milia, «se la Regione voleva risolvere la questione doveva intervenire con delle deroghe al Piano paesaggistico». Stesso concetto ribadito da Stefano Deliberi (Gruppo intervento giuridico): “«La situazione cagliaritana è carente dal punto di vista delle autorizzazioni: non potevano essere rilasciate sulla base dell’attuale quadro normativo, le strutture erano fisse e non amovibili».

    da SARDEGNA QUOTIDIANO (Francesca Ortalli)

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