Più risorse per asili e scuola pubblica ed una stretta ai “furbetti”.

    Dore : controlli anche sui redditi troppo “furbetti”.

    Asili comunali, scuole d’infanzia, strutture pubbliche e private. L’interrogazione proposta da Enrico Lobina che chiede lumi su risorse, finanziamenti e condizioni delle scuole per i piccoli, è stata sottoscritta anche da Giovanni Dore (Idv) che prende di mira le rette troppo alte. «La classe media, quella che un tempo poteva tranquillamente permettersi la scuola privata per i propri figli, sta letteralmente sparendo nella società delle disuguaglianze. È dunque necessario ripartire dai servizi essenziali “per tutti”, in primis asili nido, scuole dell’infanzia, passando poi ovviamente per la scuola pubblica». La linea della Giunta, per Dore, dovrebbe essere più marcata. « L’amministrazione di centrosinistra deve orientarsi in questo senso, passando progressivamente dai contributi alle scuole private ad un concreto rafforzamento dell’offerta pubblica. Il tutto accompagnato dal rigoroso controllo delle dichiarazioni Isee, per le quali alcuni cittadini mi hanno segnalato degli abusi da parte dei soliti “furbetti ”».

    da SARDEGNA QUOTIDIANO

    ***

    Soldi ai privali e le rette restano alte.

    Asili e scuole di infanzia, cruccio di mamma e papà in un città sempre più anziana che preferisce non avventurarsi tra pappe e pannolini. Tra i motivi per i quali a Cagliari va più l’anticonce zionale piuttosto che la gioia della piccola creatura, c’è il lavoro. Quello che non c’è e non garantisce agi al pargolo e quello che c’è e non garantisce tempo per educarlo quanto sempre più necessita il mondo. L’asilo nido (dai tre mesi ai tre anni) comunale, si dice da tempo, andrebbe sostenuto e rafforzato perché molti genitori non riescono (o non vogliono) assicurarsi quello privato.

    La retta media mensile per un asilo comunale in città è di 144 euro, più 70 per la mensa con la spesa che incide mediamente del 6,7 per cento sul budget familiare (considerando entrambi i genitori lavoratori). Rispetto alle altre città italiane i cagliaritani sarebbero anche fortunati, anche se a Roma la quota per la pensione mensile scende ancora. Enrico Lobina, consigliere di FdS chiede chiarimenti in un’interrogazione. «Quante sono le risorse finanziate per gli asili e quali prospettive ci sono per i prossimi anni ».

    Ma ancora è necessario capire «a quanto ammontano le spese sostenute da asili e scuole e quanto del contributo (comunale o regionale) sia stato speso o non speso». Insomma ciò che chiede Lobina è che ci sia più controllo, meno dispersione scolastica e «potenziamento dei servizi, visto ciò che pagano le famiglie». Per Peppino Loddo segretario generale regionale Flc- Cgil, gli asili pubblici sono troppo cari, i privati continuano a farla da padroni ed essendo la retta legata alle fasce di reddito delle famiglie c’è un asta vera e propria per avere i bambini, talvolta per pochi posti disponibili. Si deve investire sui servizi socio assistenziali». A Cagliari su 3258 piccoli alunni cagliaritani tra asilo e scuola di infanzia solo 433 sono in scuole di infanzia comunali, 1865 in quelle statali e 1230 vengono affidate alle strutture private, 27 in tutto. In particolare gli asili privati convenzionati dal comune per l’anno 2013-2014 sono sedici (le strutture di via Premuda e Piazza Pitagora sono state ugualmente affidate a privati) con rette che vanno da 440 euro mensili fino ai 500 euro. Ricapitolando, oltre alle quote per i genitori ci sono anche le convenzioni istituzionali che vanno ad accrescere il potenziale di asili e scuole dell’infanzia. «E tutta la Sardegna è nelle mani delle scuole materne private – racconta Loddo – perché la Regione stanzia per loro 20 milioni all anno, molto meno delle risorse per la scuola pubblica. L’ammi – nistrazione di Cagliari fa lo stesso con asili e scuole private, sostenendole a botte di milioni di euro». Tra i dati certi di Cagliari quelli che riguardano gli istituti religiosi. San Giuseppe Artigiano, Piazza Medaglia Miracolosa, le Suore Missionarie di via Cannelles, Caduti Grande Guerra e Sacra Famiglia di via Sanzio hanno avuto in tutto 1.150.00 euro per i servizi didattici e 253.183 per il servizio mensa. «Il pubblico garantisce la qualità formativa che nel privato porta a mettersi le mani nei capelli, il personale non è certo selezionato sulle logiche del pubblico concorso. Tutto a risparmio», denuncia Loddo. E Lobina chiede a sindaco e Politiche sociali di marcare la linea. Virginia Saba

    IL CONSIGLIERE ESEMPI DA BOLOGNA E NAPOLI. Nell ’interrogazione, Enrico Lobina ricorda un fatto recente. «A Bologna il 26 maggio si è tenuto un referendum consultivo per le proposte di utilizzo delle risorse finanziarie destinate alla scuola dell’infanzia. Ha vinto l’opzione “scuole statali” su quelle private». Alla luce di questo Lobina chiede che non sia il caso di «aprire una discussione sulle politiche comunali riguardanti asili nido e scuole volto al miglioramento qualitativo e quantitativo della scuola pubblica con una progressiva diminuzione del finanziamento delle scuole private potenziamento delle scuole pubbliche». Ma c’è anche Napoli che con una sentenza della Corte dei Conti apre la strada «allo sforamento controllato di alcuni parametri del patto di stabilità». Nella delibera della Giunta di Napoli si consentiva la nomina degli insegnanti di scuola d’infanzia e asili nido nonnostante un buco nel bilancio. «Non si possono mettere in discussione i diritti costituzionalmente garantiti», si legge nella sentenza della Corte dei Conti riportata da Lobina.

    da SARDEGNA QUOTIDIANO

     

    ecco il testo dell’interrogazione presentata (vedi allegato) 

    (2271)

      One thought on “Più risorse per asili e scuola pubblica ed una stretta ai “furbetti”.

      1. 7/10/2013 (le ns. osservazioni a Sindaco e Assessori alla pubblica istruzione e servizi sociali)

        Cara Susanna, Enrica e Massimo,

        vi inviamo questa breve riflessione in seguito alle risposte inviateci relative all’interrogazione su asili nido e scuole dell’infanzia, e al fine di condividere con voi l’esigenza di un ripensamento dei rapporti finanziari tra Comune di Cagliari, scuole per l’infanzia pubbliche e scuole per l’infanzia private cosiddette convenzionate o “pubbliche non statali”, nonché tra Comune e asili nido.
        In primo luogo, crediamo sia bene che i due servizi, nell’articolazione delle risposte all’interrogazione, si coordinino in futuro, invece che dare risposte separate, così come è invece accaduto.

        Abbiamo letto i dati sui finanziamenti che il nostro Comune ha erogato negli ultimi due anni alle cosìddette scuole paritarie, asili nido e scuole infanzia, per sostenerne prestazioni e servizi. Si tratta senza dubbio di cifre importanti. Le scuole dell’infanzia, nel 2012, hanno ricevuto un finanziamento di circa 1.400.000 euro per i propri servizi didattici e di mensa. A Bologna, città che conta 381.000 abitanti, più del doppio dei cagliaritani, gli stessi servizi sono finanziati nel 2012 per circa 1.800.000 euro, dunque “solo” 400.000 euro in più che da noi.

        Per quanto riguarda gli asili nido convenzionati notiamo che tra il 2011 e il 2012 solo la quota parte di spese relative al personale sono raddoppiate e che più in generale la prima infanzia privata convenzionata e asili nido a gestione indiretta sono stati finanziati con nostri soldi per oltre 1.300.000 euro.

        Vorremmo affrontare il tema in oggetto non limitandoci alla lettura dei soli numeri, ma trattandolo con un approccio più squisitamente politico e partendo anche da un ragionamento sui motivi che portarono al finanziamento pubblico ai privati nell’istruzione, che oggi ci pare ne giustifichino un ripensamento.

        In Italia il finanziamento pubblico agli istituti privati, tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio dei ‘90, fu giustificato in base a diversi di motivi.
        Il primo atteneva alla qualità del servizio. Si valutò che le scuole pubbliche materne fornissero standard educativi molto più elevati rispetto a quelle private e che il divario si dovesse appianare finanziando chi offriva standard più scadenti, anziché premiando chi già forniva standard elevati, favorendo l’apertura di ulteriori presidi di educazione di patrocinio statale e comunale. La seconda argomentazione retorica era la bontà della gestione di costi e risorse, per cui si sottolinearono i presunti elevati costi di fornitura dei servizi scolastici pubblici rispetto a quelli privati che, se adeguatamente finanziati, avrebbero potuto fornire servizi dello stesso livello ma a costi complessivi più bassi, data la razionalizzazione delle risorse che sarebbe conseguita alla gestione aziendalista.

        Entrambi questi motivi di fondo hanno dimostrato, nel tempo, poca veridicità.

        Intanto i controlli sulla qualità dei servizi della scuola privata d’infanzia sono approssimativi, se non nulli. A tal proposito, sono mai stati fatti controlli nelle strutture che finanziamo? Potremmo averne le risultanze?
        Inoltre, il tema dei costi è stato affrontato in modo fuorviante e, di fatto, ideologicamente a sostegno del profitto privato, sostenendo che il costo complessivo di offerta al singolo posto sarebbe più basso nel privato piuttosto che nel pubblico, ma non considerando in questa comparazione il fatto che nel privato i costi di un singolo alunno non tengono conto delle spese manutentive che sono, giustamente, a carico del privato e attengono alla gestioni di beni che risultano estranei, a lungo andare, alla godibilità da parte della collettività.

        Va, inoltre, considerato che questi istituti godono anche di sovvenzioni regionali e statali.
        Il costo del singolo posto per i bambini della scuola pubblica è invece comprensivo di spese di gestione su beni pubblici appartenenti alla collettività e il cui mantenimento in buone condizioni permette di tenere a disposizione del pubblico un bene anche in futuro.

        Il pubblico, inoltre, garantisce una terzietà ed un rispetto delle regole che, nel privato, possono non esserci. Questo significa una migliore qualità. In questa sede, infine, citiamo solamente il dettato dell’art. 33 della Costituzione.
        Insomma, si tratta di un investimento collettivo costituzionalmente orientato, per i figli, ma anche per i figli dei nostri figli.

        Sulla base di queste considerazioni il dato per cui il Comune di Cagliari su 667 richieste complessive nel 2013 riuscirà a soddisfarne solo 303 e altre 300 le si soddisferanno solo grazie all’affidamento/finanziamento a privati va letto come dato negativo, perché sottrae risorse che pagherebbero personale e manutenzioni destinabili ad altri fondamentali presidi pubblici. Teniamo anche conto del fatto che una parte di quei 300 bambini che andranno a frequentare gli istituti a gestione privata li frequenterebbero a prescindere dal contributo pubblico sulla retta, per ragioni culturali, religiose e di possibilità economica.

        Nella risposte scritte date da Susanna ed Enrica viene espressa, e condividiamo, l’esigenza di ripensare complessivamente il rapporto tra Amministrazione, asili nido e scuole dell’infanzia.

        Per fare questo, a nostro parere, non possiamo trascurare un segnale che ci viene dato da due recenti episodi.
        Pochi mesi fa a Bologna un piccolo comitato referendario, che aveva come presidente onorario Stefano Rodotà, ha chiamato la cittadinanza a pronunciarsi proprio su questo tema. Nonostante il comitato fosse costituito esclusivamente da singoli cittadini auto organizzati, partiti e sindacati minori, hanno votato per un referendum consultivo sul finanziamento pubblico alle scuole parificate 85.000 bolognesi. Circa 50.000 (59%) hanno votato A, contro il finanziamento pubblico, nonostante a favore del punto B fossero schierati tutti i sindacati confederali, i principali partiti di destra e di sinistra, Confindustria e le alte sfere ecclesiastiche.
        Nonostante il clamoroso risultato referendario l’amministrazione comunale bolognese ha proseguito per la sua strada, senza modificare sostanzialmente l’erogazione di risorse, rendendo inascoltato il parere della propria cittadinanza.
        Siamo convinti che quello di Bologna non sia da considerare un episodio “locale”, ma che rappresenti un sentire molto diffuso in tutta Italia e anche da noi. Con i tagli sistematici degli ultimi anni la scuola pubblica si è trovata ad avere sempre più penuria e dunque bisogno di risorse. Spesso sono gli stessi genitori che devono sopperire a certe mancanze. Ne deriva un naturale sentimento di lamentela, che sta anche dentro il risultato di Bologna, che 15 anni fa sarebbe potuto essere opposto.
        Noi come amministrazione “non direttamente” interessata a quel risultato referendario possiamo far finta di nulla e proseguire con i consistenti finanziamenti alle scuole private degli anni passati, magari modificando alcuni aspetti procedurali, però lasciando passare di fatto la sensazione che la nostra gestione complessiva della cosa pubblica sia stata più conservatrice che di reale cambiamento, nonché più sordamente elitaria piuttosto che popolare rispetto ai bisogni diffusi, manifesti o sottintesi che siano.
        In questa direzione va un altro episodio dal quale potremmo ripartire se facessimo prevalere la politica alla burocrazia e il coraggio alla cautela. Si tratta di un episodio recente, che riguarda Napoli.

        L’anno prossimo il Comune di Cagliari potrebbe essere costretto a sopprimere un asilo nido. Cinque insegnanti andranno in pensione e, per effetto del patto di stabilità, non verranno rimpiazzati. Non abbiamo, inoltre, programmato concorsi per assumere queste figure.
        Il blocco delle assunzioni potrebbe però essere “superato”, prendendo esempio da Napoli. La giunta De Magistris, in deroga al patto di stabilità, ha contrattualizzato a tempo determinato alcuni docenti per sopperire alle carenze d’organico. Il ministero dell’Istruzione, ravvisando un danno erariale, ha portato l’ente davanti alla Corte dei conti: ne è uscito “sconfitto”. Per la magistratura contabile, infatti, il principio del diritto all’istruzione – sancito dalla Costituzione – prevale su una legge dello Stato.
        Un precedente destinato a fare giurisprudenza, che potrebbe aprire le porte delle assunzioni in altri Comuni. A noi scegliere se consolidare il precedente o far finta che esso non sia stato creato.

        In attesa di una pronta risposta su temi così centrali, rimaniamo a disposizione.

        Cordialità,
        Enrico Lobina
        Giovanni Dore

      Lascia un Commento

      L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

      *

      È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>