E in Consiglio il Pdl apre ai matrimoni gay

    Doveva essere «il grande giorno», come l’hanno definito in tanti nella maggioranza di centrosinistra, ma alla fine il sì al registro delle unioni civili slitta almeno di un giorno. Il dibattito di ieri sera, preceduto da alcune mozioni sullo stadio Sant’Elia e interrotto dal blitz di un gruppo di precari comunali, che ha costretto il presidente Ninni Depau a una sospensione di venti minuti, proseguirà stasera con l’esame degli emendamenti e la votazione finale.
    LA DISCUSSIONE Ma nei lavori del Consiglio, chiusi dopo le 22, ha trovato spazio una accesa discussione sulla delibera che riconoscerà le coppie di fatto: basterà essere maggiorenni e convivere per almeno un anno per iscriversi nelle liste comunali. Le posizioni, in Aula, sono state diverse. In molti, nell’opposizione, hanno fatto notare come «certe cose debbano essere disciplinate dal legislatore e non dai Comuni», come ha ricordato il vicepresidente della commissione Affari generali Pierluigi Mannino, a cui è spettato il compito di presentare il documento vista l’assenza del presidente Filippo Petrucci. «È una forzatura voler attribuire dei diritti che devono essere riconosciuti da altri. Capisco che è stato promesso in campagna elettorale, ma mi pare una presa in giro».
    COPPIE GAY Il capogruppo del Pdl Giuseppe Farris, contrario al regolamento («è solo un’operazione di facciata, qui diritti non sono nella disponibilità di un ente locale») ha però aperto al matrimonio gay: «Penso che non sia affatto un’eresia parlare di matrimonio tra coppie gay, ma credo lo sia affiancare a questo l’adozione di bambini. Il registro sarà solo uno spot».
    MAGGIORANZA Nei banchi della maggioranza si è parlato di una «pagina storica, che dà una risposta a un bisogno sociale» (Mondo Perra) e di un «segnale alla politica nazionale lanciato da Cagliari (Matteo Lecis Cocco Ortu).
    IL SINDACO Tra gli ultimi interventi, quello del sindaco Massimo Zedda che ha chiarito: «È sicuro che questa sia una battaglia di principio. È un principio fondamentale: il riconoscimento dell’altro. Questo regolamento non è un attacco alla famiglia, che esiste e resiste in tutti i paesi del mondo a prescindere dalla legislazione».
    Durante il dibattito, durato oltre tre ore, quasi tutti i consiglieri comunali hanno espresso la propria opinione sulla delibera. Marco Murgia (Pd) ha risposto a chi ha descritto il provvedimento come semplice propaganda: «Gli effetti pratici ci sono: si parla di diritti relativi alla casa e ai servizi sociali, che verranno estesi anche a queste coppie». Giovanni Dore (Idv) ha ricordato che gli iscritti «potranno partecipare ai bandi previsti per l’assegnazione delle case comunali», mentre per Anselmo Piras «in questo modo si mettono gli uni contro gli altri. Tutti quelli che non hanno la casa possono pensare che gli appartamenti vengono dati alle coppie non regolari per la costituzione». ( m.r. )

    da L’UNIONE SARDA

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