Nasce la carta dei diritti degli alberi.

    CITTA’ VERDE. Mozione per la tutela del verde urbano pubblico e privato firmata dai consiglieri Giovanni Dore e Francesca Ghirra

    Le proteste e le polemiche per gli alberi spariti al Terrapieno sono soltanto l’ultimo esempio. Ma ogni volta che, o per l’arrivo di un Papa o di una grande manifestazione sportiva, si tocca, si toglie o si sposta una pianta scoppia il finimondo. Lamentele anche quando si potano gli alberi e le chiome non sono più tonde, ma squadrate. O quando si deve rifare magari una piazza.Tutto questo perché? Perchè in città manca un vero e proprio regolamento del verde. Con tanto di diritti degli alberi. La proposta ora è diventata una mozione per la tutela del verde urbano pubblico e privato firmata dai consiglieri Giovanni Dore (Idv) e Francesca Ghirra (Sel).

    Regole a vantaggio degli “amici con i rami”: se proprio si deve decidere di abbatterne uno se ne dovranno piantare almeno due. E la morte o lo spostamento non dovranno mai essere “leggeri”. Dovranno invece essere l’extrema ratio, ovviamente tenendo conto delle esigenze del bilancio. Un regolamento ad hoc.

    Non che adesso si viva nella più totale anarchia. Ma il problema è che- spiegano nella mozione Dore e Ghirra- è che il regolamento edilizio vigente non definisce in maniera dettagliata adeguate forme di tutela. C’è già un esempio che si può seguire ed è quello, suggeriscono i due consiglieri, del regolamento del comune di Torino. Altre richieste: una mappatura pianta per pianta del patrimonio arboreo presente in città. E ancora: l’impegno a rivedere i progetti, anche di competenza dei privati, di risistemazione di aree a verde pubblico non ancora iniziati o completati, dando primaria rilevanza agli spazi naturali anziché magari alle pavimentazioni o ad altre opere edilizie eccessivamente invasive. Insomma, prima il verde e poi la pietra o il mattone.

    La mozione impegnerebbe, in caso di approvazione, sindaco e giunta anche ad accompagnare le nuove urbanizzazioni con dei progetti di messa a dimora del verde.

    “L’albero – spiega il documento firmato Dore-Ghirra – è legato a cicli biologici e il suo sviluppo è determinato dall’azione combinata di diverse variabili che nelle stesse aree urbane sono spesso fattori limitanti allo sviluppo. Pertanto la gestione e gli interventi di manutenzione devono essere attuati nel rispetto delle piante e in conformità alle condizioni ambientali in cui si sviluppano”.

    La mozione è già stata inserita tra i punti all’ordine del giorno della prossima seduta del Consiglio. Proteste per il Terrapieno: proprio mercoledì scorso è stato sistemato davanti agli alberi tagliati un nuovo striscione per dire no alla sparizione delle piante.

    da LA NUOVA SARDEGNA ( Stefano Ambu)

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      One thought on “Nasce la carta dei diritti degli alberi.

      1. ecco un altro post che parla della proposta http://gruppodinterventogiuridicoweb.wordpress.com/2013/11/11/piu-alberi-a-cagliari-piu-alberi-nelle-nostre-citta/#comment-19201 , dal quale riporto, integralmente, un commento
        Francesco Desogus: “Intervengo a ragion veduta. Quando divenni direttore del Servizio Giardini del Comune di Cagliari, decisamente inesperto in materia in quanto seppur agronomo provenivo da una realtà di lavoro agli antipodi, una delle prime cose che feci era sentire gli operai comunali. Erano tanti, una sessantina e con diversi ruoli. Era il bagaglio delle conoscenze dei limiti e dei pregi, del fare e del mantenere. Tuttavia anche tra loro c’erano delle scuole di pensiero, spesso solo empiriche, tutte nel bene e nel male da valutare. Le difficoltà maggiori però erano all’esterno. Le capitozzature, ad esempio, riservate periodicamente ai ficus perchè era una prassi consolidata da decenni. Le bloccai subito. Si studiarono sistemi decisamente meno drastici che alla fine furuno accolti da tutti: applicando il buon senso ed i sistemi utilizzati dagli altri servizi comunali di altre città. Eppure negli ultimi anni, un giorno, mi sono ritrovato con i viali nuovamente capitozzati. Il Terrapieno. Non conosco la situzione attuale. Gli alberi, che abbiano ereditato dai nostri nonni qualcuno da ben prima, sono sempre dei “forzati a dimorare” in un contesto urbano che volentieri annulla il loro spazio vitale e li tortura con il riverbero estivo delle pavimentazioni sottostanti. Ci sono diversi sistemi per valutare la pericolosità di un soggetto così sacrificato e non sempre si indovina. Io stesso, dopo che un pino secolare rovinò su due auto parcheggiate nella Piazza S.Bartolomeo fortunatamente al momento vuote, un po frettolosamente dopo averne verificato la consistenza del tronco con dei carotaggi e le apparenti tensioni al colletto, feci abbattere un altro grosso esemplare di pino, coetaneo ed adiacente. Era li da circa 150 anni, trapiantato dai forzati della bagno penale circostante, gli stessi che rimboschirono e realizzarono tanti viali della città (i colli di Monte Urpinu, S.Michele, i viali di Calamasca, Viale Diaz, Terrapieno,ecc.). Dopo l’espianto mi resi conto che si trattava di un “falso positivo” e che non avrebbe dato alcun problema per molti anni ancora, seppure fortemente inclinato. La lezione servì per approfondire questa tematica. La prima soluzione, perchè viene prima comunque l’incolumità delle persone e quel pino dava proprio su una strada trafficata, era quella di sostituire con dei soggetti già grandi. Sicuramente l’impatto visivo è inevitabile ma si conserva la caratterizzazione del luogo. Il pino, purtroppo, non vive a lungo in città. Solo pochi soggetti fortunati possono arrivare a 300 e passa anni. Purtroppo non è trasferibile e purtroppo non si rigenera al taglio. Un altro grosso nemico è il vento teso (che a Cagliari non manca) avendo poca elasticità e l’incosistenza del terreno non rara in tanti siti in città dove dimora (es. sabbiosi, poco profondi, ecc.) Se poi ci mettete i periodici tagli stradali laterali per la posa dei sottoservizi, il destino sarà anticipato. Piazza Maxia si commenta da sola. Via Amat: non c’era alternativa con il parcheggio interrato. E’ stata una scelta politica o di opportunità realizzarlo? Piazza Garibaldi: due alberi vicini competono le poche risorse disponibili. Sono esemplari grandi con chiome notevoli e ritengo facile lasciare un numero minimo di soggetti esistenti e ritrapiantando gli altri altrove: il ficus retusa, agendo nei modi giusti, tollera benissimo per nostra fortuna questo trauma. E’ l’unico caso in cui accetto la capitozzatura, lasciando però una buona impalcatura, per necessità: dopo qualche anno riprenderà tutto il suo splendore. Non conosco quale sia il progetto in itinere per la piazza, ma anche in questo caso dobbiamo conservare il carattere del luogo. Più alberi in città è sacrosanto, dove è possibile e per quanto è possibile (nel senso che bisogna sostenerli nei primi anni di sviluppo, quindi dei costi non solo di impianto ma di manutenzione). Concludo con un detto francese: gli alberi non potranno mai nascondere le case, possono solo nascondere una foresta…”

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