VIA LA BUROCRAZIA PER LA MUSICA DAL VIVO.

    di Giovanni Dore

     “Da agosto 2013 è vigente il decreto Bray che per gli eventi fino ad un massimo di 200 partecipanti e che si svolgono entro le ore 24 del giorno di inizio stabilisce che, la licenza è sostituita dalla segnalazione certificata di inizio attività» da inviare entro le 24 ore antecedenti”, scrive Giovanni Dore (Sardegna Pulita), primo presentatore di una interrogazione rivolta al Sindaco ed all’Assessore Argiolas, insieme ai colleghi Secchi e Lobina.

    “Il tutto – prosegue Dore – nasce a seguito delle sollecitazioni di cui alla petizione promossa da Sefano Boeri nel 2013 (#piumusicalive che aveva raccolto oltre 40.000 firme) sulla semplificazione delle procedure sulla Musica dal Vivo che ha trovato una prima ed effettiva applicazione da parte del Comune di Firenze, il quale ha ridotto al minimo le interminabili procedure burocratiche che devono essere affrontate da chiunque voglia fare della Musica dal Vivo, per ridurre l’impatto della crisi che aveva portato alla chiusura di numerosi esercizi”.

    “Abbiamo ricevuto numerose richieste – concludono Dore, Secchi e Lobina – da parte dei titolari di locali che hanno dovuto limitare l’offerta della musica dal vivo schiacciati dai costi e degli adempimenti amministrativo-burocratici non proporzionati alle loro finanze ed all’organizzazione delle loro  micro-aziende che – comunque – danno da vivere a molti addetti e musicisti e rendono un servizio apprezzato in città. Auspichiamo quindi che anche a Cagliari venga recepita detta normativa in tempi rapidi in modo da stimolare la realizzazione di nuovi eventi ed una nuova produzione musicale”.

      (1762)

      One thought on “VIA LA BUROCRAZIA PER LA MUSICA DAL VIVO.

      1. “Gentile Ministro Bray,
        i Rolling Stones, gli Who, gli U2, ma anche i Beatles (nel mitico Cavern di Liverpool) hanno cominciato a suonare nei pub e nei locali dal vivo, per qualche decina di ascoltatore sparso tra i tavoli o in piedi con una birra in mano. La musica, come ben sappiamo, non è un prodotto preconfezionato. Nasce in situazioni imprevedibili – un incontro casuale sui banchi di una scuola davanti a una pizza, sulla rete- e cresce in luoghi spesso occasionali: uno scantinato, un garage, una soffitta. Ma subito cerca, come l’ossigeno, un pubblico e uno spazio per mettersi in scena, magari davanti a pochi amici o parenti durante una festa, un matrimonio, una serata in un locale.
        Aiutare la musica a crescere, significa offrire a migliaia di giovani donne e uomini la possibilità di suonare in pubblico e dal vivo. Offrire loro spazi da cui possano sprigionare la loro linfa vitale. Sapendo che l’investimento in musica moltiplica i valori iniziali; perché la musica non è mai solo tempo libero e intrattenimento, ma una corrente che accende la vita degli spazi in cui scorre, produce lavoro, attira pubblico, incentiva il turismo e alimenta la creatività.
        La musica è in altre parole una parte fondamentale della nostra economia; con un indotto esteso e articolato, che non riguarda solo chi fa parte della filiera (gestori, producer, autori, promoter, discografici, editori, artisti…), ma coinvolge e beneficia chi la musica la ospita, la promuove, la pubblicizza.
        Eppure oggi in Italia fare musica dal vivo è sempre più difficile. Un groviglio di permessi, licenze, autorizzazioni rende oneroso e complicato organizzare momenti di ascolto live : sia per chi la musica la fa che per chi la ospita.
        Noi crediamo, gentile Ministro, che una legge italiana sulla musica dal vivo sia oggi cruciale.
        Una legge che, in accordo con la SIAE e l’ex ENPALS (due oneri fissi per qualsiasi pubblico spettacolo) annulli le procedure burocratiche e i permessi per i locali – di qualsiasi tipo – che ospitano chi si esibisce dal vivo. Ci serve una normativa che stabilisca delle regole ragionevoli, come l’autocertificazione in rete degli spettacoli, una soglia massima di spettatori, orari condivisi per la musica su tutto il territorio nazionale; regole valide per tutti: gestori, artisti, fruitori, residenti.
        Anche perchè una legge siffatta saprebbe affrontare nel modo più efficace i disagi prodotti dai fenomeni della cosiddetta “Movida”. Moltiplicando nelle città italiane l’offerta di spazi dove si suona dal vivo (musica classica, rock, indie, jazz, blues, folk..) si diluirebbe infatti quella esacerbata concentrazione di folla attorno ai pochissimi locali in cui si può fare e ascoltare musica anche in ore serali. Per parlare solo di Milano, in pochi anni abbiamo perso il Derby, il Capolinea, la casa; 139 luoghi che hanno ospitato dal vivo le sonorità di artisti diversi e straordinari come Jannacci, Chet Baker e gli Afterhours.
        In Inghilterra dallo scorso ottobre è in vigore una legge, la “Live Music Act”, che liberalizza e gli eventi di musica dal vivo con meno di 200 spettatori entro le ore 23 – e che incentiva le formazioni che si esibiscono “in acustico”.
Una legge che ha già cambiato il panorama musicale delle città inglesi e che ha avuto nel nostro Paese una fortissima eco mediatica.
        Un Ministro che ha presieduto per anni uno dei più straordinari eventi di musica dal vivo europei – la Notte della Taranta di Melpignano- può meglio di chiunque altro capire come una legge italiana sulla musica dal vivo sarebbe davvero, un “decreto del fare.
        Stefano Boeri“

      Lascia un Commento

      L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

      *

      È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>