Cinque anni in Comune un grande privilegio, tanta fatica e impegno e … una promessa.

    di Giovanni Dore.

    Quando un mese fa ho iniziato il “viaggio nella memoria” del mio impegno civico ero pieno di sensazioni contrastanti: forze opposte e contrarie che mi spingevano verso decisioni diametralmente opposte.

    Nell’ ultimo mese ho parlato con quasi tutti i coordinatori delle varie liste cittadine che mi hanno riservato parole di stima e la possibilità di correre con loro, profilandomi un futuro fulgido nelle rispettive compagini. In tanti, elettori normali e pure influenti personaggi, mi hanno incoraggiato a ricandidarmi, persino come Sindaco. Ho sentito molto affetto e questo mi ha fatto piacere.

    Ora è arrivato il momento delle scelte. Sono molto sereno e la mia decisione viene assunta con piena consapevolezza, ma molta emozione.

    Sono fiero e felice di aver dedicato 5 anni della mia vita a Cagliari ed ai miei concittadini. Ed anche di esser riuscito a svolgere tutte le altre attività, lavoro, consolato, sport … Ho “corso” molto, troppo; e spesso ho dovuto “tagliare” in modo ossessivo i tempi accumulando stress mentale e ansia di “dover fare ancora un sacco di cose”. Per fortuna, fisicamente, sento ancora tanta energia e questo mi rende positivo per il futuro.

    E veniamo al dunque.

    Qual è stata l’utilità della mia presenza in Consiglio ? Sicuramente quella di un profilo “nuovo” di amministratore: (abbastanza) giovane, inserito nel contesto lavorativo, anche internazionale, e nella vita cagliaritana; assenza di interessi in conflitto (ho rinunciato ai mandati delle poche cause che avevo contro il Comune e rifiutato quelli propostimi in costanza di mandato; nessun amico stretto o familiare che “campa” grazie al Comune); disponibilità all’ ascolto dei concittadini, “impegno” a non cambiare linee programmatiche e idee ogni 5 minuti (o dopo “certe” telefonate) e comunque di accompagnare tutte le scelte col ragionamento.

    La mia attività ha influito nelle scelte decisionali di Sindaco e Giunta ? Quasi per niente. La sensazione è che le decisioni assunte da questa amministrazione sarebbero state grosso modo le stesse anche nel caso di mia assenza. Tra l’altro, le uniche volte in cui ho cercato, anche con un certo vigore, di far mutare, almeno in parte, scelte che ho ritenuto sbagliate, incoerenti o, perfino, illegittime mi son trovato di fronte un muro talora inflessibile, talaltra di gomma ed anche a un po’ di fastidio.

    La vicenda stadio (>>leggi), consumatasi in pochi giorni ed in modo totalmente (o apparentemente) passivo da parte dell’amministrazione, è la cartina di tornasole di tale riflessione. Anche perché, come spiegato in un post (>>leggi) dal giornalista Vito Biolchini, le promesse fatte in campagna elettorale e persino i documenti approvati negli anni precedenti andavano in un verso diverso. Ed il procedere per capriole è sicuramente atto odioso, non solo per gli elettori che in quel programma si sono riconosciuti, ma anche gli stessi consiglieri di maggioranza che, spesso, si riducono a semplici schiacciatori di pulsanti ed a difensori d’ufficio scelte altrui.

    Di una cosa mi posso vantare rispetto a questa esperienza: di essermi battuto per dare attuazione al programma (>>leggi) e di aver provato a rendere logiche e razionali le decisioni che venivano prese: parecchie volte mi son trovato in minoranza e mi son dispiaciuto per i mancati risultati o per gli obiettivi programmatici sviati.

    Ha senso ed utilità una nuova mia presenza in Consiglio ? Il solco di questa amministrazione è tracciato e (a mio parere) proseguirà per altri 5 anni.

    I risultati, complessivamente, sono buoni: al di là di ogni approfondimento, ritrovarsi con un poetto trasformato, nuove piazze e giardini, un centro storico in progressivo e costante restyling e, in tante parti, pedonalizzato ed una mobilità da città europea è un buon biglietto da visita per gli elettori nei quali è ancora vivo il ricordo del (quasi) nulla (e di una certa “nebulosità” amministrativa) dell’amministrazione precedente.

    Ma, detto sinceramente, che io passi circa la metà delle mie (potenziali) ore di lavoro a parlare al vento per limitarmi a dare voti su rotonde (che amo), lavori di manutenzione (sulla cui tipologia e tempi non riusciamo a metter becco), debiti fuori bilancio per cause perse (che ogni volta mi sale la bile) o documenti arzigogolati, con qualche buona idea che spesso rimane nel cassetto, mi pare poco produttivo; per il mio lavoro (che odio ed amo con la stessa intensità) e per lo stesso equilibrio della maggioranza, nella quale mi son sentito spesso un ostico rompiscatole, perfino irriso da qualche giullare.

    Un sacrificio lo avrei fatto volentieri, ma a condizione di poter lavorare sulla città dei prossimi 50 anni, non quella di domani mattina. Disegnare un piano urbanistico “rivoluzionario” che apra la città verso il mare, che stringa accordi con i militari, la regione e le altre amministrazioni dello Stato (penso all’edificato su viale Colombo, le caserme di viale Poetto, Calamosca, gli Ospedali Marini, gli osceni stabilimenti in cemento), che renda l’Ippodromo quello spazio natural-sportivo che diventi attrazione Europea, che sviluppi le partnership portuali e aeroportuali, che (ri)valuti la fattibilità del Betile, rilanci l’Ente lirico, demolisca (e ricostruisca cum grano salis ed il coinvolgimento dei più attivi imprenditori della città) gli immobili degradati delle periferie di questa città.

    Ma non vedo spazio. Non ve n’è stato dopo le scorse elezioni, risultando il più votato di un partito in ascesa (il 3° della colazione a Cagliari, il 2° su scala nazionale); né 3 anni dopo quando alle regionali ho quasi triplicato i miei voti in città. Non è avvenuto 2 anni fa in sede di rinnovo della giunta (e quei 5 curriculum eccellenti da me proposti (>>leggi) giacciono impolverati nel cassetto del Sindaco, di fronte ai modesti risultati conseguiti nell’ambito dell’igiene del suolo). E per una certa impostazione di conduzione della città e gli equilibri col “grande partito” che, di fatto, “indirizza” tutte le scelte di vertice credo che i candidati “civici”, a prescindere dalle loro qualità e valore, avranno ampie possibilità di “parlare” e proporre” e poche per decidere.

    In un’Italietta nella quale la classe politica tende prevalentemente a conservare il proprio posto e a crearsi una “tranquilla” carriera politica, mi sento di fare una scelta controcorrente, forse, coraggiosa (qualcuno dirà “da fessi”, “Non farlo, perderai tutti i tuoi voti!” mi ammoniscono i vecchi volponi): non salto il fosso verso altre coalizioni, non getto discredito verso le persone con le quali ho condiviso un percorso, non chiedo garanzie, né posti. Semplicemente, per ora, mi fermo qui; non ho l’entusiasmo di 5 anni fa (né quello di 3 anni fa) e non voglio “vender fumo” ai miei elettori.

    Torno alla mia occupazione principale con lo stesso entusiasmo con il quale ho iniziato (quasi) 25 anni fa. Ho impegni nel centro Sardegna, a Roma e a Bruxelles ed ora potrò guardare un po’ meno l’orologio ed il datario, come accaduto negli ultimi 5 anni, per non saltare nemmeno (o quasi) una seduta di Consiglio e Commissione.

    Ma rimango innamorato della mia città e della Sardegna e resto a disposizione per qualsiasi contributo io possa dare in futuro. “Ricaricando le batterie” fuori dalla routine amministrativa, prometto di impegnarmi a far parte di un progetto serio che dia prospettive valide alla gente: la nostra società sta andando a rotoli, mentre la politica parla spesso a vanvera ed opera con poca coerenza e risultati (talora persino con metodi illegali).

    Avrò anche modo di verificare se tutte quelle “sirene” che ti tentano prima delle elezioni, riempiendoti di elogi e complimenti, siano veritiere o solo interessate al quoziente di lista. Un precedente c’è ed è quello delle scorse regionali dove, ad un buon successo (di coalizione, di lista e personale, nonostante l’elezione sfumata per una assurda legge elettorale), non solo non è seguito alcun coinvolgimento, ma nemmeno un semplice “grazie”.

    Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito in questi anni e coi quali ho potuto confrontarmi civilmente e con passione. Porterò sempre nel cuore questa esperienza ed anche l’orgoglio di aver rappresentato un pezzettino della storia di questa città e persino della Festa di Sant’Efisio che, della nostra comunità, è parte fondante.

    Arrivederci Cagliari.

    Post Scriptum 

    Ho inserito in questo post due foto alle quali sono molto affezionato: la prima in occasione del mio primo “santino” e l’altra l’ultimo giorno di Consiglio Comunale poche settimane fa.

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