I cagliaritani lo attendono dal 1993 e noi nuovi amministratori sapevamo che il primo vero obiettivo dell’inizio consiliatura era proprio l’approvazione del PUL (piano di utilizzo dei litorali).
Fin dalle prime sedute della commissione urbanistica abbiamo esaminato le linee guida, poi votate lo scorso autunno in aula.
Nel frattempo sono stati demoliti quasi tutti i “vecchi” chioschi, già “condannati” da vecchie ordinanze di demolizione ed altrettanti ne sono stati (provvisoriamente) autorizzati e ricostruiti con materiali ecocompatibili e basamenti di solo legno.
Dopo una laboriosa elaborazione da parte degli uffici, nei giorni scorsi, finalmente, è ripreso l’iter per l’approvazione, anche se i tempi sono ancora lunghi: voto dell’aula entro una settimana, la valutazione ambientale su base provinciale (VAS), la verifica paesaggistica e di coerenza da parte dei servizi regionali, le eventuali osservazioni dei cittadini e, infine, l’entrata in vigore dopo l’adozione finale sempre da parte del Consiglio Comunale.
Il PUL non si occupa solo dell’utilizzo del Poetto, ma anche di Giorgino, Sant’Elia e Calamosca.
Gli elementi positivi sono sicuramente quelli di un riordino di tutte le attività che si possono svolgere in spiaggia, dalla ristorazione alla balneazione, passando per le attività sportive e le aree attrezzate per gli animali domestici. Ricordiamo che, negli ultimi 20 anni, l’uso della spiaggia è stato costellato di fenomeni di abusivismo, indifferenza, opere pubbliche scellerate, provvedimenti temporanei, ricorsi amministrativi e, perfino, procedimenti penali e davanti alla Corte dei Conti.
E’ indubbio che la pianificazione dell’uso della spiaggia sarà foriero di altre controversie, ma il fine che si intende perseguire va verso la tutela (definitiva) dell’interesse pubblico, pur aprendo numerose prospettive di “utilizzo” ai fini economici da parte degli operatori già presenti (e di quelli che verranno in futuro).
L’altro aspetto che ritengo positivo è quello di una forte considerazione del rispetto dell’ambiente.
In particolare (e questo lo posso considerare un piccolo successo personale e dei colleghi di maggioranza che hanno condiviso e votato l’ordine del giorno da me predisposto) si prevede un rimedio ad uno dei fenomeni più deteriori al quale noi cagliaritani innamorati della propria spiaggia (parlo del Poetto) abbiamo dovuto assistere impotenti dai tempi dell’abbattimento dei casotti fino a oggi: lo sversamento (per cause naturali) di centinaia di migliaia di metri cubi di sabbia sulla strada, nelle ville private, all’ippodromo e nelle saline.
Per fare ciò i “nuovi” chioschetti verranno posizionati una ventina di metri più avanti rispetto all’attuale posizione e nel bordo strada sarà prevista la formazione di un cordone dunale con vegetazione che faccia da barriera di contenimento per la sabbia “in transito”.
Gli accessi alla spiaggia saranno limitati da percorsi con passerelle in legno che eviteranno un altro fenomeno “odioso” delle spiagge ad alta densità umana: centinaia di migliaia di accessi al sedime sabbioso si portano via, a poco a poco, tanta sabbia, la più fine e pregiata.
Qui invece, un passaggio nella pedana consentirà a tutti, magari con l’ausilio di piccole fontanelle, di lasciare la sabbia sul posto.
Consiglio a tutti di andare a vedere come hanno risolto il problema a Santander, in Spagna: una soluzione ecologica e molto funzionale.
Tutto rose e fiori dunque ?
Qualche problema esiste e non è di poco conto.
Anzitutto oggi tutta la spiaggia del Poetto si trova in zona H del PUC (piano urbanistico comunale), che prevede la massima tutela ambientale, ma con una controindicazione: l’indice di edificazione è pari solo allo 0,001 mc/mq dell’intera superficie (415.000 mq.); quindi, a mala pena, ci sarebbe stato lo spazio per la realizzazione di 1 o 2 chioschi in tutta la spiaggia.
Confermando tale inquadramento i chioschi potrebbero essere sistemati soltanto per la stagione estiva e poi rimossi ogni anno.
Ma i cagliaritani, ormai da un ventennio hanno scelto, senza riserve, vogliono la spiaggia fruibile per tutto l’anno, col sole e con la pioggia: bere un caffè, mangiare un’ insalata, guardare una partita o, improvvisamente, decidere di farsi un bagno dopo aver sorseggiato una bibita; così per sempre.
La soluzione trovata è dunque stata quella di qualificare il Poetto come spiaggia “urbana” e riclassificare la fascia più esterna dove insisteranno i chioschi come zona GHLn: aperta ai servizi (G), ma con la conferma della massima tutela (H) e nel rispetto dei caratteri naturali e paesaggistici dei litorali (Ln). Ovviamente la rimanente fascia di spiaggia resta zona H.
Gli spazi previsti per i “nuovi” servizi previsti nel piano sono 20, come quelli che ci sono oggi.
Quindi nessun problema ? E invece un problema c’è. in questa nuova zona Urbanistica non viene indicato nessun limite di volume urbanistico e nulla esclude che in futuro nuovi spazi possano essere ridisegnati a favore di altre strutture. Certo, una revisione del piano, non è una passeggiata e deve passare oltre le tante verifiche; ma a me come amministratore e cittadino avrebbe lasciato più tranquillo un indice massimo di costruzione.
Non dimentichiamoci (non dimenticatelo mai !) che in questa città, in meno di 20 anni, siamo riusciti ad approvare piani edilizi nella più importante necropoli fenicio-punica de Mediterraneo (e quindi nel mondo), ad ingabbiare e palificare nella roccia il più importante monumento romano della città, a realizzare delle torri accanto alla Laguna di Santa Gilla e, appunto, devastare la spiaggia urbana più bella nella quale (io almeno) abbia potuto bagnarmi. Un limite dunque, a mio parere, andrebbe previsto.
Non sono un urbanista, ma come strumento, per la fascia in questione, mi avrebbe dato più garanzie la zona HG già esistente nel PUC (area di salvaguardia con previsione di riconversione per un uso economicamente produttivo), piuttosto che la GH (dove, appunto, i servizi sono l’aspetto principale e non vi è, in teoria, limite a futuri nuovi piani attuativi). Il tutto andando a prevedere nell’attuale indice di cubatura per “attrezzature pubbliche” anche quelle relative ai servizi turistici e ristorazione. Questa soluzione garantirebbe una minore estensione delle aree per le nuove concessioni (a mio parere quelle previste nel piano sono un po’ troppo estese) e l’inedificabilità ulteriore per il futuro (ovviamente salvo la previsione di una nuova classificazione dell’area).
E poi c’è un altro dubbio che non mi lascia tranquillo: nella nostra spiaggia insistono 61.000 mc di stabilimenti balneari (civili e militari) realizzati in cemento armato che occupano ben il 18% della superficie di tutta la spiaggia: un enormità. Ebbene questi stabilimenti, oggi inesistenti secondo il PUC e realizzati in virtù di datate concessioni demaniali (che prima o poi scadranno però), vengono inseriti nel PUL (e quindi nel PUC). A titolo definitivo.
Io credo che il valore storico ed identitario di alcuni stabilimenti possa essere salvaguardato, individuando parti o edificati che meritino di essere mantenuti in piedi dopo la scadenza delle concessioni (per intenderci un conto è la facciata storica dell’ingresso del “Lido”, altro sono i catafalchi dei bracci, spesso scalcinati, dove insistono centinaia di cabine dei vari stabilimenti).
Ma per il resto la città deve poter dire la sua, eventualmente, ripianificando la loro disposizione, i materiali e le altezze. Ricordiamoci che l’erosione della spiaggia dipende anche dal peso che queste decine di migliaia di mc hanno sul suolo e nell’attuale concentrazione.
Su questo punto mi accingo a presentare un emendamento sul quale già, molti colleghi Consiglieri e gli stessi Assessore Frau e Sindaco Zedda, sono apparsi ben disposti il giorno della presentazione in aula.
Insomma servizi in spiaggia sì, il bene primario da salvaguardare è la natura e il paesaggio: per me il Poetto lo immagino soprattutto così.
Speriamo bene.
Giovanni Dore
(3133)
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bella idea…saluti