Municipio Il sardo nei concorsi spacca il consiglio comunale.

    LA PROPOSTA Parte del centrosinistra vorrebbe la “lìngua” come requisito per superare le selezioni. «Il bilinguismo da perseguire con impegno». Piras: gazzosa. Pd e Sel: rischio discriminazione.

    Accanto ai libri di diritto e logica un bel manuale di lingua sarda, masticare il campidanese potrebbe essere la svolta per superare i colleghi nei concorsi o selezioni del Comune, quelli rinchiusi nell’italiano stretto che allarga le vocali o nelle leggi di dizione più o meno improvvisate. I consiglieri Enrico Lobina, Giuseppe Andreozzi, Giovanni Dore, Ferdinando Secchi e Marco Murgia hanno depositato un ordine del giorno sulla «introduzione della conoscenza della lingua sarda come elemento di valutazione in concorsi e selezioni del Comune di Cagliari ». Tra qualche settimana ci sarà la possibilità di un confronto coi colleghi di banco ma intanto qualcuno storce il naso. Se tra i motivi che hanno spinto i consiglieri c’è quello di «interloquire con la popolazione in lingua sarda per una trasmissione generazionale della lingua », Sergio Mascia (Sel) è soddisfatto del fatto che «alcuni interventi a margine del Pride siano stati fatti in sardo. Ma la questione dell’introduzione del sardo come elemento di valutazione nei concorsi pubblici mi lascia tuttavia perplesso, non vi è l’insegnamento della lingua sarda in nessun corso di studio e molti candidati, senza nessuna colpa, sarebbero discriminati». E poi «visto che i concorsi riguarderebbero il personale del Comune di Cagliari troverebbe giustificazione l’uso esclusivo della variante campidanese creando delle disparità nei confronti degli stessi sardi di altre province». E ancora, «chi potrebbe, all’interno della commissione esaminatrice, valutarne la conoscenza? ». Il sunto, la valorizzazione della lingua sarda parta da altri contesti. Anselmo Piras di Ancora per Cagliari è ancor più scettico. «Qual è la lingua sarda? Parlo male il cagliaritano e l’oristanese, capisco il nuorese, capisco, solo se non sono arrabbiati, quello gallurese e sassarese, i dialetti sono tanti e sono d’accordo a promuovere la lingue, anche ai doppi nomi per le vie, ma mi chiedo, non è discriminante? Decidiamo di far partecipare ai concorsi solo i cagliaritani?». Qualora fosse un sassarese «o il maureddino sulcitano piuttosto che di Iglesias chi li interroga?». Per ogni selezione la legge impone che ci siano tre componenti a giudicare. «Dovremmo allargare il numero a quanti solo i dialetti in Sardegma. Per questo la proposta mi sembra più che altro un gazzosone». E così per Piras meglio ripensarci, «lo dico da sardo orgoglioso non sardista». Insieme a qualche altro consigliere presenterà la loro proposta provocatoria: «Se le leggi lo permettono la nostra risposta è che i candidati sappiano inglese, spagnolo e tedesco. Come la mettiamo?». Per Davide Carta del Pd è bene valorizzare la lingua, ma più che un corso dettagliato di campidanese o gallurese o tutti i dialetti sardi «sarebbe bene valutare qualche competenza che sia la testimoninza della capacità di comunicare con tutti, anche con i cittadini che si esprimono in sardo e non hanno molta dimestichezza con l’italiano». Ma anche per Carta andare oltre significherebbe rischiare di cadere nella discriminazione. Resta da parte di Dore e degli altri consiglieri la voglia di dare concretezza pratica alla lingua sarda tanto legittimata nei provvedimenti europei, italiani e regionali e lasciata ancor in concetto astratto per «negligenza politica». L’a p p rovazione dell’ordine del giorno sarebbe un «ulteriore piccolo passo nel cammino ancora molto lungo verso il raggiungimento di un bilinguismo perfetto sardo-italiano. La battaglia in aula è rinviata di qulche giorno».

    da SARDEGNA QUOTIDIANO (Vi.Sa.)

    leggi:mozione introduzione lingua sarda nei concorsi  27.06.2013 

    (1819)

      3 thoughts on “Municipio Il sardo nei concorsi spacca il consiglio comunale.

      1. Sono stato sfrattato da sardo perché non puro. Il nuovo nazismo liguista di Sardegna.

        Aveva ragione Kapucinski (perdonatemi la grafia polacca incerta): le pesti dell’umanità sono tre: il razzismo, il fondamentalismo religioso e il nazionalismo. Nei momenti di crisi affiorano spesso queste pesti e ora, in Europa, in Italia e soprattutto in Sardegna, siamo in un momento di grande crisi. Ed eccolo il nazionalismo sardo, con annesse “prolegomeni a qualsiasi nazismo che si presenti come nazionalismo” (E chi coglie la citazione, buon per lui). Qualche avanguardista della razza ariana sta addirittura proponendo una legge che preveda per i concorsi pubblici in Sardegna l’obbligatoria conoscenza del sardo.
        Quasi che si possa iniziare a costruire dal tetto, anziché dalle fondamenta. Quasi che in Sud Tirolo o in Catalogna abbiano PRIMA iniziato a parlare la loro lingua e POI siano diventati degli esempi virtuosi. Quasi che obbligare le persone come me che sognano e si esprimono solo in italiano in famiglia e con gli amici a imparare il sardo possa un domani fare dei sardi un popolo consapevole, coeso, rispettoso delle proprie tradizioni, dell’ambiente naturale e capace di amministrare le proprie risorse.
        Quindi ecco che io sono stato sfrattato dalla mia sardità, ecco che io sono meno “puro” di chi dice “abba” anziché “acqua”, “Babbu” anziché “papà”.

        Complimenti. Davvero complimenti al nuovo nazismo sardo nascente.

        Gianluca Floris

        Marco Lutzu says:

        Mi dicono che alcuni secoli fa, in un luogo lontano da qui, inventarono uno strano modo di passare il tempo. C’era chi scriveva un testo e chi componeva le musiche; nascosti al pubblico stavano alcune decine di suonatori ben vestiti, con archi, fiati e percussioni, che si facevano dirigere da un signore ritto di fronte a loro. Su un palco, uomini e donne con voci innaturali e buffi vestiti, un po’ cantavano e un po’ recitavano. La cosa piacque, tanto ai re quanto al popolo, in tanti andavano ad assistere a questa strana cosa.
        Passarono i secoli, tante cose accaddero, altre musiche arrivarono, e così quella iniziò a perdere consensi. Anche nel luogo in cui nacque, tanta gente non la capiva più, non la apprezzava più, preferiva altro.
        Da poco sono stato in quel luogo, notando che gli attuali abitanti sono divisi in due. Da un lato ci sono quelli che chiamerò i “puristi”. Fanno discorsi del tipo: “quella musica è nata qui, è per noi un grande patrimonio culturale. Non vogliamo che si dimentichi. Non rende economicamente come altre musiche? E chi se ne frega? I governi e le politiche culturali esistono anche per questo, che stanzino delle risorse per sostenerla, anche andando in perdita, la cultura non ha valore! Purtroppo tante gente non la capisce più, e dunque noi, che siamo così fortunati da capirla e ne apprezziamo la bellezza e il valore, dobbiamo fare qualcosa perché si diffonda nuovamente? Come possiamo fare? Potremo spiegare alle gente quanto è bella, fare in modo che se ne parli! Ah, se potessimo farla sentire ai ragazzi nelle scuole, quanto sarebbe utile! E sai che ti dico? Io proporrei anche una serie di iniziative che valorizzano chi la capisce, la conosce e la apprezza! Purtroppo la gente di oggi, colonizzata dalle musicacce commerciali, ha perso la capacità di comprendere…ma quella musica non è ancora morta, e io, che ne capisco il valore, sento il dovere di fare qualcosa!”.
        Dall’altra ci sono i “progressisti”. Questi invece affermano: “ragazzi, siete solo dei vecchi nostalgici! Ma chi la capisce più la vostra musica? Perché perdete tempo con quella roba del passato? Ormai il mondo è andato avanti, c’è la discomusic, il waka waka, e brani di successo internazionale come gangnam style. Lasciate stare le scuole e i nostri figli, è meglio insegnare loro a comporre un bel brano pop, gli servirà di più nella vita, almeno lo capiranno tutti! ari puristi, ma cosa volete da me? Non annoiatemi con queste storie! D’altronde non è colpa mia se quando sono cresciuto alla radio c’erano gli 883 e non Giuseppe Verdi! I miei non mi hanno insegnato a capire la vostra musica, e questo non me lo dovete far pesare, pazienza, così è andato il mondo, rassegnatevi! Anzi, ho cambiato idea, vi dirò di più: sono io che ho scelto liberamente di amare altra musica! Probabilmente è solo un caso se ho scelto liberamente di amare proprio quella che mi veniva imposta dalla radio e dalla televisione…infatti io sono libero in questo mondo, e posso scegliere, e ho scelto che della vostra musica e del suo presunto valore culturale, non me ne frega proprio niente! Ma perché voi puristi vi impegnate affinchè la vostra musica venga valorizzata? In fondo per me siete ridicoli quando la ascoltate, o quando dite che vorreste andare a farla conoscere nelle scuole. E quanto fate leggi che incentivano o avvantaggiano chi la conosce, siete anche discriminanti!!! E poi, diciamocela tutta: la vostra musica è complicata, ce ne sono di vari tipi: c’è Monteverdi, c’è Mozart, c’è Wagner…sono molto diversi tra loro, non vorrete mica che impari a conoscerli e apprezzarli tutti!”. Sono appena tornato da quel luogo pensando che fossero tutti pazzi, senza capire perché la gente perde tempo in inutili questioni. Poi guardo la mia terra, penso alla sua musica, e alla sua lingua….e quel luogo lontano, mi inizia a sembrare sempre più familiare!
        Marco Lutzu

        Nicolò Migheli says:

        Caro Gianluca, tu hai scritto cose che condivido, eccetto quando affronti il problema del sardo. Poco male, la differenza è il sale del dibattito, è arricchimento reciproco. Non mi troverai mai dalla parte dei pensieri unici, soprattutto se li condivido. Tu hai scritto che i sardi non hanno un’identità forte e per questo non si curano della loro lingua. Potrei essere d’accordo, però negli ultimi anni molto è successo. Se un ragazzino di tredici anni pretende di dare l’esame in sardo è poi lo fa, vuol dire che il mondo sta cambiando. La domanda prima, però, è chi siamo noi sardi? Come ci definiamo rispetto al mondo? Se ci definiamo italiani tutto questo agitarci ha poco significato. Però non è la prima volta. Nel Cinquecento le èlite sarde si definivano spagnole. Gli stessi iberici ci consideravano una parte staccata della loro penisola. Allora noi sardi siamo spagnoli, o italiani? La mia risposta è che siamo solo sardi. Oggi per accadimenti della storia siamo di passaporto italiano, come i tirolesi che proprio tedeschi non sono, visto che in Germania corrono barzellette crudeli su di loro, tipo: ”Il bavarese è l’anello di congiunzione tra l’uomo e il tirolese.” Uno di Vienna si sente più vicino ad uno slovacco o ad un ungherese, nonostante le diversità linguistiche, rispetto ad un tirolese. Come vedi le identità europee non sono così monolitiche come si presentano, non sono riconducibili agli stati nazionali ottocenteschi. Detto questo io sono per la lingua sarda, la considero il marcatore di differenza, non solo con l’Italia, ma con il resto del mondo. Perché questa lingua ricchissima e bellissima non dovrebbe essere usata dovunque? Perché invece le mamme sarde continuano ad educare i figli in una lingua straniera? E’ chiaro che in questo c’entra la “vergogna” la vergogna di non essere fini, di essere biddai. Vergogna indotta da una colonizzazione che poi è diventata autocolonizzazione. Il linguista catalano Blasco-Ferrer sostiene che la Sardegna è un caso di colonizzazione riuscita. Ora questo stato di cose si può cambiare? Io credo di sì. I miei amici, quelli della lingua, stanno facendo sforzi incredibili perché ciò avvenga. Spesso nel dileggio e nell’offesa. Ma loro hanno scorze dure e resistono. Detto questo è giusto imparare l’inglese. Certo che sì, come è giusto apprendere il sardo, anche da adulti. Una lingua in più aggiunge e non toglie. Citi il nord Europa, bene, volevo farti notare che fino al 1905 il norvegese era un dialetto svedese. In amicizia. Nic.

      2. L’incredibile motivazione della sinistra cagliaritana contro l’utilizzo della lingua Sarda nei concorsi: “usarla crea discriminazione”. Sa Natzione vi propone un commento del prof. Francesco Casula sulla vicenda:

        “Nel 1977 il segretario provinciale nuorese dell’allora PCI, invitava con una circolare spedita a tutte le sezioni del partito a non aderire, anzi a boicottare la raccolta di firme per la proposta di legge di iniziativa popolare sul Bilinguismo perché “separatista e attentatrice all’Unità della Nazione”!
        Ricordo che tale iniziativa, che poi raccolse le firme occorrenti, era stata lanciata e gestita da su Comitadu pro sa Limba presieduto dal poeta Francesco Masala e composto da intellettuali prestigiosi come Giovanni Lilliu, Eliseo Spiga, Elisa Nivola e tanti altri. Ebbene, a più di 35 anni di distanza, i nipotini del PCI – per fortuna non tutti – pervicacemente continuano ad opporsi alla Lingua sarda. Per loro sembra diventata un’ossessione. Così sia il Pd che Sel al Consiglio comunale di Cagliari, in merito all’ordine del giorno (dei Consiglieri Enrico Lobina, Giuseppe Andreozzi, Giovanni Dore, Ferdinando Secchi e Marco Murgia, cui va il mio plauso) sull’introduzione della Lingua sarda come elemento di valutazione nei concorsi pubblici, esprimono “perplessità” e parlano di “possibile discriminazione”. Ma di che cianciano? Un Sardo nella sua terra, nella sua comunità, nella sua Nazione verrebbe discriminato se in un Concorso pubblico è sottoposto a una verifica sulla conoscenza della sua lingua madre? Ma almeno, conoscono le Leggi, sos pagu onorevoleddos de Casteddu? Sanno che la Legge 26 del 1997 riconosce alla lingua sarda “pari dignità rispetto alla lingua italiana”? Sanno che una Legge dello Stato italiano, la 482 del 1999, riconosce la Lingua sarda come lingua minoritaria? Sanno, per esempio, che nel Concorso per l’assunzione di quattro giornalisti professionisti con contratto a tempo indeterminato da destinare, quali estranei all’Amministrazione, all’Ufficio stampa del Consiglio regionale la prova orale verterà, (oltre che su nozioni di diritto costituzionale e regionale e di procedura parlamentare), sulla Storia della Sardegna e su elementi di linguistica sarda, dai quali si possa evincere almeno un’adeguata comprensione della lingua sarda parlata e scritta? E sanno ancora che dovrebbero smetterla con gli insipienti e sciocchi interrogativi su :“quale Sardo”? Perché la lingua sarda è una e solo una, unitaria dal punto di vista sintattico-grammaticale, con alcune diversità lessicali (che rappresentano comunque una ricchezza inestimabile) e la cui sostanziale differenza fra le varie parlate è solo fonetica? Non conoscono tutto ciò? Che si mettano a studiare.”

      3. Pingback: Se parli sardo hai un bonus nei concorsi. |

      Lascia un Commento

      L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

      *

      È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>