Se parli sardo hai un bonus nei concorsi.

    di Giovanni Dore.

    Come ho detto in sede di dibattito per l’approvazione della mozione proposta da Lobina, insieme a me ed altri consiglieri un mesetto fa (leggi) sono cresciuto studiando l’inglese ed il francese, mentre non parlo il sardo per non averlo imparato (se non per brevi frasi) nè a casa, nè a scuola.

    Peraltro sono convinto che la lingua sarda faccia parte dela nostra identità culturale e che sia un valore da utilizzare anche in favore dei sardi che partecipino ai concorsi, allo stesso modo di quello che avviene in Alto Adige o in altri luoghi dove esuste una minoranza linguistica.

    Concludo riportando alcuni dichiarazioni interessanti di Giuseppe Corongiu (che non conosco), direttore del Servizio lingua sarda della Regione:

    «Che il sardo sia una specialissima lingua arcaica più vicina al latino di altre. Con buona pace di Dante e Wagner, è stato confutato da almeno sei studiosi a livello internazionale.

    Che i cosiddetti logudorese e campidanese siano così lontani e inconciliabili tra loro l’ha smentito già dagli anni Ottanta, Michele Contini, massima autorità accademica dell’Atlante Linguistico Internazionale Romanzo.

    Che i sardi non si capiscano tra loro lo sosteneva Fazio Degli Uberti ma non è cosi.

    La tesi che i dialetti meridionali siano brutti e corrotti è stata ridicolizzata da Roberto Bolognesi.

    La diceria che il sardo disturbasse l’apprendimento dell’italiano demolita da Antonella Sorace dell’università di Edimburgo che invece ha dimostrato che i bimbi che parlano sardo e italiano imparano meglio l’inglese.

    Ora va di moda anche dire che ci si occupa di lingua sarda per avidità. Un’accusa gratuita, offensiva e non suffragata dai dati: il servizio Lingua Sarda regionale resta quello con minore dotazione finanziaria tra tutti quelli culturali nonostante lo sforzo recente delle autorità».

    Qui di seguito il video del mio intervento e la cronaca della seduta:

    ***

    POLEMICA

    Si sollevano voci di dissenso sulla misura di premialità approvata dal Consiglio mentre il sindaco non si sbilancia.

    CAGLIARI Toc toc. “Chini esti?”: il sardo bussa alle porte del Comune per i concorsi pubblici. Un primo passo è stato il sì dell’aula sulla conoscenza della lingua isolana come elemento di valutazione in concorsi e selezioni dell’amministrazione. Ma c’è di più: la limba, variante cagliaritana, potrebbe entrare anche alle elementari e alle medie. L’idea è giá stata lanciata ieri dal consigliere Pd Claudio Cugusi e arriverà prestissimo in aula come proposta autonoma: il “casteddaiu” da insegnare nelle scuole dell’obbligo. Ma la limba era già entrata in consiglio la scorsa primavera con la facoltà, concessa ai consiglieri, di esprimere punti di vista e presentate interrogazioni parlando in sardo. Il tema riportato in aula dalla mozione (poi approvata) sul sardo nei concorsi al Comune, martedì in aula, ha coinvolto tutti. Anche il sindaco Massimo Zedda che, senza sbilanciarsi, ha citato la complessità della lingua e gli studi del Canonico Spano. Ma l’argomento ha diviso l’assemblea. Diversi consiglieri sono intervenuti in sardo. E si sono sentiti diversi accenti e parlate. Una delle prime obiezioni è stata quella del consigliere Maurizio Chessa, Pd. Che ha sollevato proprio la questione delle varianti. «Importante mantenere le tradizioni sarde – ha detto riferendosi al testo della mozione – ma questa potrebbe essere una forzatura».I consiglieri di Rossomori e Psd’Az sono intervenuti in italiano. Il primo, Giuseppe Andreozzi, ha sostenuto la mozione (era anche lui uno dei firmatari). Il secondo, Paolo Casu, ha palesato più di un dubbio. «Va precisato – ha detto Andreozzi – che si sta parlando di premialitá, non di esclusione per chi non conosce il sardo. Sarebbe un modo per Cagliari di essere capitale della Sardegna. E per la Sardegna un modo di appropriarsi un po’ di più di Cagliari». Per nulla convinto, invece, Casu: «Mi sembra una proposta – ha detto il consigliere sardista – che rischia di rimanere nel cassetto. Ogni concorso rischia di essere invalidato. Anche perché molte persone non hanno avuto la fortuna di imparare il sardo». Anselmo Piras, Pdl, ha sottolineato che sarebbe stato opportuno inserire nella mozione anche la richiesta di conoscenza dell’inglese: «È uno strumento – ha detto – per aprirsi al mondo». In difesa della limba, invece, Giovanni Dore, Italia dei Valori. Ha citato studi e studiosi, dal sardo Giuseppe Corongiu, alla docente dell’Universitá di Edimburgo, sostenitrice dei vantaggi per i bambini di un apprendimento bilingue. Soddisfatto il proponente della mozione, Enrico Lobina (Fds): «Dibattito – ha detto – di ottimo livello».

    da LA NUOVA SARDEGNA (Stefano Ambu)

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